Non sarà di certo un buon inizio 2013 per i magazzinieri della Sifte Berti SpA di Lainate. Nel primo pomeriggio del 28 dicembre a trenta lavoratori è stato comunicato, a voce e senza alcun preavviso, che da ora in poi l’azienda di logistica e trasporti farà a meno di loro. Una comunicazione che, da quanto raccontano i dipendenti, è stata elargita sul ciglio della porta d’ingresso del magazzino di via Donizetti mentre gli stessi erano in procinto di iniziare il proprio turno lavorativo: “Tu puoi entrare, tu resti fuori”, come se il caporalato fosse tornato di moda anche al Nord. Una situazione anomala anche per una società come la Berti che, a detta dei sindacalisti, sui diritti dei lavoratori sembrava poco attenta anche se negli ultimi tempi c’erano stati dei miglioramenti.

Damiano Nicola Leta della CUB Trasporti Milano, arrivato in azienda per una riunione, ha percepito qualcosa di strano: alle 11 si trovava in Berti per parlare con i lavoratori, ma alcuni dei responsabili della società lo hanno invitato ad uscire e ad abbandonare il magazzino. “In tanti anni di sindacato è la prima volta che mi succede una cosa simile: quattro uomini mi hanno fisicamente accompagnato alla porta d’uscita impedendomi di incontrare i dipendenti – racconta – situazione che lì per lì mi è sembrata sospetta. Il quadro si è concluso nel pomeriggio con la gravissima azione di caporalato contro i dipendenti che, guarda caso, sono tutti iscritti alla CUB o vicini al nostro movimento sindacale”. Secondo Leta il fatto che i trenta dipendenti oggi senza lavoro non appartengano al FISMIC, ‘sindacato giallo’ di riferimento della Tex, non è una casualità.

Dipendenti dai venti ai sessant’anni, padri di famiglia con cinque figli a carico o pendolari che pur di avere quei mille euro a fine mese arrivano da Torino con il treno in piena notte. Come “Rababe”, ragazza nordafricana, a cui mesi fa era stata imposta la scelta: turno delle 7 del mattino o niente. E lei, laureata e con un futuro ancora da costruire, ha accettato, anche se questo comportava prendere il treno all’alba dal capoluogo piemontese per raggiungere il magazzino di Lainate. O come Francesco Vantaggi, facchino sessantottenne e trasportatore che, per aiutare i colleghi più giovani, è diventato responsabile sindacale della CUB. “Ma che modo di vivere è con un’azienda che usa scagnozzi per allontanare i sindacalisti dagli impianti e scarta le mele marce da quelle buone basandosi solo sul sindacato di appartenenza? E’ stato un vero e proprio massacro, voluto e premeditato. La ricompensa dopo una una vita di lavoro e sacrifici? Un contratto di disoccupazione a tempo indeterminato”, dichiara Vantaggi. A lui, napoletano emigrato in settentrione diversi decenni fa, mancavano sei mesi dalla pensione.

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