Una casetta anonima in mattoni rossi. Piano terra e primo piano, una porta a vetri come ingresso e un alberello verde curato. Accanto un benzinaio. Non lo direbbe nessuno, ma la sopravvivenza della Siria di Assad passa anche da qui. Siamo a Ravenna. La sede della Mediterranea Navigazione Spa è impossibile da notare se non per la targa color oro con il logo della compagnia: una bandiera simile a quella spagnola e al centro una stella con due lettere, “M” e “N”.

Fanno parte della flotta di Mediterranea Navigazione le due petroliere arrivate nei giorni scorsi in Siria. Una boccata di ossigeno per la macchina produttiva del regime di Bashar al-Assad, presidente siriano da tempo impegnato in una guerra senza esclusioni di colpi con la coalizione dei ribelli dell’opposizione. Una guerra civile tragica e sanguinosa, costata la vita a oltre 45mila persone, in maggioranza civili. La notizia dell’arrivo delle petroliere la dà l’agenzia specializzata Reuters. Sono due le navi arrivate in Siria, la Ottomana e la Barbarica: la prima da 23mila tonnellate, la seconda da 18mila. In tutto un rifornimento di 40mila tonnellate di gasolio. Quaranta milioni di euro agli attuali valori di mercato: un flusso di soldi e carburante che passa da committenti sconosciuti, un porto sul Mar Nero, navi battenti bandiera italiana e un regime in agonia. Il gasolio arrivato in Siria è stato utilizzato per scopi bellici? “No – sostiene la Mediterranea Navigazione – Abbiamo verificato con i nostri avvocati e sarà usato solo per scopi civili. Nessun rifornimento di carburante per blindati o altri mezzi militari”. Mediterranea, spiega la proprietà a ilfattoquotidiano.it, ha verificato che le società siriane acquirenti non fossero in qualche black list collegata all’esercito di Assad. Chi si è occupato del trasporto? “Possiamo solo dire che sono olandesi”.

L’Ottomana, racconta l’agenzia Reuters, ha caricato il gasolio a Novorossiiysk, il 2 di dicembre, per poi arrivare in vista delle coste siriane cinque giorni dopo, vicino al porto di Banias e alle sue raffinerie. Pochi giorni fa invece è toccato alla Barbarica. “Le nostre navi – ha confermato alla Reuters Paolo Cagnoni, numero uno della ravennate Mediterranea Navigazione Spa – hanno fatto rifornimento di gasolio in Russia per una consegna nel Mediterraneo dell’est. Poi i noleggiatori delle due imbarcazioni ci hanno comunicato che avrebbero scaricato a Banias”.Un rifornimento importantissimo, considerando l’embargo europeo e la conseguente scarsità di carburante che da mesi affligge lo stato siriano, civili compresi, ormai sempre più dipendenti dal mazut, miscela combustibile vitale per superare l’inverno e contrabbandato a prezzi ormai molto alti.

Tutti i dettagli sul rifornimento alla Siria attraverso le due petroliere italiane sarebbero comunque confidenziali. Cagnoni ha spiegato alla Reuters che “prima di accettare l’incarico abbiamo controllato che i nomi dei nostri committenti non fossero nella lista nera dell’Unione europea”. L’embargo dell’Ue riguarda infatti solo il petrolio in uscita dalla Siria (i proventi sarebbero usati dal regime per acquistare armi) e quello destinato a società di cui si conoscono i legami con il governo di Assad. Nulla dunque impedirebbe generici rifornimenti di petrolio o gas. Nonostante questo il regime siriano sarebbe sul punto di terminare le proprie scorte, e quello arrivato negli scorsi giorni è il primo rifornimento di gasolio dall’estate, spiega la Reuters. “Non è così – ribatte Mediterranea Navigazione – negli ultimi tempi di carichi del genere ne sono arrivati più d’uno. Non siamo di certo gli unici”.

 

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