Da anni un vino ha più bisogno di essere recensito che di essere buono. Così l’Italia è diventata la nazione che ha più guide vinicole al mondo, malgrado i dati di vendita delle stesse non siano così rilevanti. L’Italia è quindi la nazione che ha più critici di vino al mondo. Parafrasando un noto autore del XX secolo: “non v’è italiano che non sia un critico, in potenza o in atto”.

Tutta questa ricchezza, anziché tracciare una nitida mappa dei vini rappresentativi della nostra viticoltura, palesa non di rado una divergenza di giudizi che pare accontentare, più che il maggior numero dei lettori, il maggior numero di aziende vinicoli possibili. Almeno quelle che spediscono vino alle redazioni delle diverse guide. Difatti, come abbiamo già scritto a proposito dei concorsi enologici, i migliori produttori di vino scelgono di mandare prodotti in assaggio ad una guida o ad un’altra, o talvolta a nessuna, vanificando l’intento di tracciare una nitida mappa della produzione, giacché “per intenderci, è come se si facesse un torneo mondiale di calcio senza le squadre migliori. Che senso ha, poi, decretare che la vincitrice sia la migliore squadra del mondo? Dunque, se è proprio necessario fare un torneo consimile, si faccia attenzione che non manchino le squadre migliori. E che si conoscano. O che almeno se ne abbia un’idea”.

Difatti, andando a comparare i risultati delle guide più considerevoli (Vini d’Italia-Gambero Rosso, Vini d’Italia-L’Espresso, Duemilavini- Ais Bibenda, Slow Wine-Slow Food, I Vini di Veronelli – Seminario Permanente Luigi Veronelli), e tralasciando quelli delle più improbabili o meno imparziali, i vini che mettono d’accordo gli esperti, come riportato dal sito Winenews, sarebbero soltanto quattro al vertice: Barolo Cannubi Boschis 2008 – Sandrone, San Leonardo 2007 – Tenuta San Leonardo, Bolgheri Sassicaia 2009- Tenuta San Guido, Bolgheri Superiore Grattamacco 2009 – Grattamacco.

Tutti vini che, a parte il Barolo, sono fatti al di fuori delle denominazioni più storiche e rappresentative, altrimenti dette le aree più vocate. Peraltro tali vini sono figli di un preciso momento storico, di rinnovamento e avanguardia, ormai sclerotico e puramente commerciale, che era ispirato all’enologia più consapevole: quella francese di Bordeaux, ancorata però ai suoi vitigni più autoctoni che si sono diffusi in tutto il mondo, i soliti Cabernet (Sauvignon o Franc) e Merlot. Dunque il meglio della produzione vinicola Italiana sarebbe perlopiù costituito da prodotti fatti con vitigni e tecniche di vinificazione non italiani. Un dato che, seppur non nuovo, appare sempre non banale. E inaccettabile. Pur nella consapevolezza dell’importanza storica delle guide e nel rispetto dell’impegno dei tanti degustatori/critici.

Sicché, anche quest’anno, riportiamo una lista dei migliori vini assaggiati in giro per l’Italia nel 2012. Vini che sono o saranno in commercio.

  • Barolo Monfortino 2006- Giacomo Conterno (monumentale quando mai sarà in commercio)

  • Barbaresco Asili Riserva (etichetta rossa) 2007 – Bruno Giacosa

  • Brunello di Montalcino Riserva 2006- Biondi Santi*

  • Brunello di Montalcino Riserva 2006- Soldera Case Basse (per chi è riuscito ad acquistarlo in tempo)

  • Barolo Le Rocche del Falletto Riserva 2008 – Bruno Giacosa (in commercio fra 2 anni, oggi grandioso da bere il 2001)

  • Barbaresco Asili 2006 – Roagna

  • Brunello di Montalcino 2007- Cerbaiona

  • Barolo Riserva 2004 Monprivato Ca’ d’Morisso – Giuseppe Mascarello

  • Brunello di Montalcino Riserva 2006- Poggio di Sotto

  • Barolo Monprivato 2007 – Giuseppe Mascarello

  • Pergole Torte 2009- Montevertine

  • Omaggio a Quintino Sella 2006- Sella

  • Ribolla 2011 – Gravner (uscirà fra 5 anni, oggi si beve bene la 2005)

Da segnalare il lavoro delle aziende Maccario-Dringenberg e Terre Bianche nella produzione di deliziosi, e non costosi, Rossese di Dolceacqua.

*incalzato, non senza ironia, sul fatto che al suo Brunello Riserva 2004 fosse stata data una valutazione di 100/100 un paio di anni fa, dunque non ci sia più margine di punteggio disponibile per indicare che il Brunello Riserva 2006 è superiore, Franco Biondi Santi (90 anni) ha rintuzzato “noi non possiamo dare punteggi, ma possiamo almeno alzare il prezzo dei vini: il Brunello Riserva 2006 costerà infatti di più del 2004”.

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