Aleggia nell’aria la strana sensazione che in questo benedetto paese nulla possa cambiare, che tutto si ripeta sempre uguale e dunque ogni sforzo sia inutile. “La storia si ripete”, ci ricordano spesso i “realisti” -guai a definirli “pessimisti”, mi raccomando, ci tengono a precisarlo- talvolta con aria di supponenza, a voler ribadire il concetto.
Invece no! Voglio dirlo in modo molto chiaro: le cose cambiano, sono sempre cambiate e continueranno a farlo e tra l’altro la storia, per fortuna, ha molta più fantasia di noi e spesso si diverte a sorprenderci. Mi fa impressione ricordare che ancora la notte prima del crollo del muro di Berlino ci furono persone che morirono nel tentativo disperato di attraversare questa assurda e tragica barriera che divideva amori, amicizie, affetti… Questo ci lascia supporre che non fosse neppure nell’aria la sensazione che il muro potesse crollare a breve. Altrimenti -ovviamente- sarebbe stato ragionevole attendere qualche giorno, anziché rischiare la vita inutilmente.
Io credo che oggi siamo in una situazione simile a quella, in cui è difficile intravedere in superficie segnali di speranza per il futuro. Ma al contempo molto si muove sotto al coperchio della pentola!
Se ripensiamo alla parabola del buon Samaritano ci sono varie cose che ci colpiscono: prima fra tutte, certamente, il fatto che a compiere il gesto di pietà verso il povero disgraziato aggredito dai briganti non fossero stati il sacerdote o il levita di passaggio, che avevano invece tirato oltre ignorandolo -legittimamente secondo i parametri morali dell’epoca- ma il cittadino della Samaria, terra considerata ostile, lo straniero per eccellenza ai tempi di Cristo. Questo ci indica che spesso i cambiamenti arrivano da chi non ce lo aspetteremmo proprio, dal diverso, dall’escluso.
Ma soprattutto vorrei concentrarmi ora sul fatto che il buon Samaritano era all’epoca una eccezione, ammirevole e degna di essere narrata appunto come esempio raro e virtuoso. Non la norma, insomma, rappresentata invece dal sacerdote e dal levita la cui scelta veniva invece considerata ordinaria e accettabile su un piano morale.
Per fortuna però le cose cambiano! Oggi passare di fianco ad un ferito e non soccorrerlo è reato penale di “omissione di soccorso” e questo è divenuto talmente condiviso su un piano morale da essere appena stato esteso anche ai nostri amici a quattro zampe. Con la recente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti relativo alla legge n. 120 del 29 luglio 2010, infatti, non è più possibile passare dinanzi ad un gatto o ad un cane investiti per strada e tirare oltre ignorandoli. L’omissione di soccorso è stata estesa persino agli animali!
Questa viene giustamente considerata una vittoria storica dell’animalismo italiano, ma io credo che dovremmo leggerla -per tutti- come una conquista di civiltà, che estende ulteriormente il valore della solidarietà, al di fuori persino della nostra specie, ad un livello che ai tempi di Cristo non si sarebbe mai potuto neppure immaginare.
Ma questo non deve stupirci. Lo stesso è già accaduto mille volte nel corso della storia, anche recente, per moltissime altre questioni che noi oggi rischiamo di dare per scontate, per una assoluta mancanza di memoria storica: sia quelle negative scomparse, dal delitto d’onore alla legge del taglione, dall’incesto alla pedofilia, fino alla schiavitù, tragedie a lungo considerate normali, che hanno attraversato i secoli indiscusse prima di arrivare ad essere considerate inaccettabili e messe al bando; sia quelle positive comparse, o per meglio dire conquistate con importanti battaglie sociali, come la pensione, la mutua, il diritto di voto e più in generale tutti i diritti civili, che ancora pochi decenni fa non erano affatto così scontati come potremmo immaginare.
Basti ricordare, a titolo di esempio, che ancora nel 1956, in Italia, la Corte di Cassazione ribadiva il diritto del marito di percuotere “moderatamente” la moglie che non gli obbedisse. Ma ci rendiamo conto?!?
La legge orribile sul “delitto d’onore“, che concedeva enormi attenuanti a chi uccidesse la moglie per sospetto tradimento, è rimasta in vigore fino agli anni settanta e quella vergognosa sul “matrimonio riparatore” fu cancellata solo nel 1981, grazie alla coraggiosa denuncia di Franca Viola, una ragazza siciliana che era stata rapita da 16 uomini armati (tutti mafiosi) e tenuta prigioniera per sette giorni per permettere ad uno di loro di violentarla ripetutamente. Sembra incredibile oggi, ma il processo che seguì alla sua denuncia divise l’Italia dell’epoca, con i benpensanti che urlavano: “Ma di questo passo dove andremo a finire?!” Del resto -è pazzesco, ma vero- ancora 16 anni fa lo stupro in Italia era considerato soltanto un reato contro la morale e non contro la persona. 
E potrei continuare a lungo, con mille altri esempi, anche internazionali, parlando del diritto di voto per le donne, che ancora 70 anni fa era un sogno in quasi ogni nazione del pianeta, o della segregazione razziale che era legale negli Stati Uniti ancora poco più di 50 anni fa, etc…
Le cose cambiano, insomma, grazie all’impegno di tanti che si battono ogni giorno per migliorare il mondo!
Dicendo questo non voglio certo narrare ingenuamente le “magnifiche sorti progressive” e sono perfettamente consapevole che le conquiste devono essere costantemente difese e consolidate. Basti pensare ai diritti dei lavoratori, o al diritto all’istruzione, posti oggi gravemente sotto attacco nel nostro Paese.
Tuttavia, a mio avviso, dovremmo ripetercelo più spesso che l’impegno produce frutti, perché sul nostro senso di impotenza e sulla rassegnazione che ne consegue si costruiscono gli imperi e si regge il potere, indisturbato.
Facciamo attenzione dunque a che la nostra narrazione del mondo non finisca -involontariamente, nel voler giustamente denunciare le storture e le assurdità- per assecondare gli interessi di chi preferirebbe che le cose non cambiassero affatto, perché ha ogni vantaggio a conservare lo status quo per difendere i propri privilegi.

I cambiamenti, come sempre è avvenuto nel corso della storia, partono dal basso, da chi ha ogni interesse a cambiare le cose. Ma in basso non devono rimanere! Occorre che alla capacità di denunciare ciò che non va, si affianchi anche la capacità di annunciare ciò che potrebbe essere. E occorre che queste proposte si uniscano, coraggiosamente, per andare oltre lo spontaneismo e farsi sistema, divenendo anche proposta politica.
Perché questo accada deve maturare a livello culturale, in maniera diffusa, una consapevolezza condivisa su un tema. A volte -è vero- occorrono anni, persino decenni. Ma alla fine, quando questo avviene, il cambiamento è inarrestabile!
 
 
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