“La realtà troppo reale, per uno strano circuito paradossale, sconfina nell’irreale e il fotografo è un artefice di miraggi”. Questa la riflessione di un naturalista dalla spiccata sensibilità artistica come Giorgio Celli a proposito del lavoro del fotografo bolognese Paolo Gotti. Oltre diecimila fotografie collezionate in quarant’anni di carriera professionale, scattate in ogni parte del mondo, dalla Colombia al Madagascar, dall’India ad Haiti passando, solo per citare alcuni paesi, per Yemen, Islanda, Bolivia, Australia e Cina. L’occasione per ammirare parte della colossale  raccolta fotografica di Gotti è la mostra Visions, che inaugura il 20 dicembre negli spazi dello showroom ACF di via Santo Stefano 7/B a Bologna, per proseguire fino al prossimo 28 febbraio.

Nel 1974 Gotti parte per un viaggio nel continente africano, attraversando con la sua vecchia Land Rover il Sahara fino al Golfo di Guinea in Costa d’Avorio per poi fare ritorno in Italia dopo quasi 5 mesi a bordo di un cargo merci. L’avventura africana lo segna al punto da dedicarsi in seguito quasi esclusivamente al reportage. Gira il mondo con la sua Nikon per immortalare persone, paesaggi e situazioni che archivia accuratamente in un gigantesco atlante visivo, da cui nascono i calendari tematici che realizza da circa vent’anni. La sua formazione da architetto lo rende abile compositore di equilibri e simmetrie di una fotografia di viaggio accuratamente studiata e pensata.

Il risultato di questa instancabile vocazione di cacciatore di immagini risiede in fotografie che, in paesaggi incontaminati o recinti urbani, celano le tracce di una rivelazione quasi metafisica, di miraggio. Settanta paesi, tra cui Niger, Cina, Haiti, Brasile, Messico-Guatemala, Nepal, Ceylon-Maldive, Indonesia, USA, Canada, Thailandia, Caraibi, Malesia, Miami, Yemen, Venezuela, Filippine, Cuba, India, Cile, Bolivia, Islanda, Australia, Colombia, in cui Gotti ha realizzato le sue istantanee fuori dal tempo e dallo spazio: le “visioni” di Gotti rivelano un’intensità e un’empatia emotiva paragonabili a quelle di un pittore iperrealista. Una particolare visione del mondo che si regge su un delicato equilibrio tra assenza e presenza dell’artista: una vocazione da “etnologo”, come amava dire del suo lavoro Giorgio Celli, diametralmente opposta a quella del collezionista di reperti.

In occasione della mostra, oltre ai pannelli fotografici di grandi e medie dimensioni, verranno presentati i tre calendari tematici 2013 Visions, Vita nei porti, Chioschi e ambulanti. Tutte le informazioni si possono trovare sul sito www.studiopesci.it

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