Da Milano a Torino, la magistratura stringe la presa sulle inchieste che stanno riannodando i fili delle molteplici cause che hanno portato al tracollo del gruppo Ligresti, ma anche degli eventuali illeciti commessi durante il cosiddetto salvataggio che, con la regia del creditore Mediobanca, ha traghettato i resti dell’impero del costruttore siciliano nelle braccia del gruppo assicurativo delle Coop, Unipol.  Un’operazione, quest’ultima, che da sola ai risparmiatori è costata l’azzeramento di oltre 300 milioni di euro di investimenti.

Nel capoluogo lombardo, questa mattina il pm Luigi Orsi ha interrogato per oltre due ore Salvatore Ligresti. Qui l’inchiesta è incentrata sul presunto patto occulto tra l’ex proprietario di Fondiaria Sai e il suo principale creditore, Mediobanca, a sua volta creditore anche di Unipol. Senza contare il fatto che l’istituto di Piazzetta Cuccia ha come primo azionista Unicredit, che è la banca più esposta nei confronti di Imco e Sinergia, le due holding che erano a capo della galassia Ligresti che il Tribunale di Milano ha dichiarato fallite a giugno di quest’anno su richiesta dello stesso Orsi.

Da Torino, invece, continua la caccia ai documenti sui presunti magheggi contabili di Fondiaria Sai. La Procura del capoluogo piemontese sede legale della compagnia, ha aperto il fascicolo la scorsa primavera in seguito a esposti presentati da soci di minoranza del gruppo assicurativo. Nel mirino le irregolarità della gestione del gruppo nel periodo 2008-2011, anche se le ipotesi di indagine nelle ultime settimane si sono estese anche agli anni precedenti. Anche in questo filone non mancato gli indagati eccellenti: oltre agli otto amministratori ed ex amministratori della società che il 3 agosto scorso si sono visti notificare un avviso di garanzia per falso in bilancio, c’è anche Giancarlo Giannini, l’ormai ex presidente dell’Isvap. Cioè l’organismo pubblico che avrebbe dovuto vigilare sulla gestione di Fondiaria Sai come su tutte le altre assicurazioni.  

IL PAPELLO, IL CRAC E IL SALVATAGGIO. Nel dettaglio l’indagine milanese di Orsi, che a fine luglio ha iscritto nel registro degli indagati anche l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, con l’accusa di ostacolo agli organi di vigilanza, verte sulla vicenda del “papello” con le richieste dei Ligresti per uscire di scena e dare il via libera all’ultimo passaggio necessario per la fusione Premafin-FonSai-Unipol. Sul piatto, al numero uno della banca – cui doveva oltre 1 miliardo di euro soltanto in prestiti subordinati, cioè in caso di fallimento rimborsabili solo dopo il pagamento degli altri creditori – la famiglia del costruttore a sua volta indagato  per aggiotaggio e ostacolo agli organi di vigilanza, aveva messo circa 45 milioni di euro. Oltre a un ufficio, un autista, una segretaria e una cascina per Salvatore, una liquidazione per la figlia Jonella, il mantenimento delle posizioni in Francia e Svizzera per gli altri figli Giulia e Paolo e le vacanze gratis per tutta la famiglia al Tanka Village in Sardegna.

Un elenco che su indicazione di Jonella Ligresti, era stato rinvenuto nella cassaforte dell’avvocato Cristina Rossello, segretaria del patto di Mediobanca e che lo stesso Nagel, dopo averne negato l’esistenza per una settimana, aveva alla fine ammesso di aver siglato “per presa di conoscenza”. Oltre che alla Procura, il banchiere aveva esposto la sua versione dei fatti al cda di Piazzetta Cuccia subito dopo l’estate ottenendo una gelida presa d’atto in attesa dell’esito delle indagini della magistratura. L’interrogatorio di oggi è servito per affrontare più temi legati alle inchieste in corso che, oltre al papello, riguardano anche le responsabilità a 360 gradi del tracollo, venuto ufficialmente alla luce quando ormai era troppo tardi. 

In particolare Ligresti starebbe collaborando con Orsi nella ricostruzione delle tappe che hanno portato all’acquisizione di FonSai e Premafin da parte di Unipol, incluso il ruolo non secondario rivestito dalle autorità di vigilanza coinvolte, l’Isvap e la Consob. Fermo restando il tema della ricostruzione degli storici rapporti tra Mediobanca e il costruttore siciliano. L’interrogatorio di oggi è solo l’ultimo di una serie che si è succeduta a ritmo serrato nelle ultime settimane in luoghi top secret, lontano dal Palazzo di Giustizia. Al centro dell’interesse del magistrato anche il fatto che l’operazione di fusione sarebbe stata viziata all’origine da un ammanco in Unipol, certificato da una relazione di Ernst & Young.

PERQUISIZIONI AD AMPIO RAGGIO. Intanto una nuova tornata di perquisizioni è stata effettuata dalla Guardia di Finanza di Torino su incarico della Procura nelle sedi di FonSai società in diverse città italiane, tra cui Torino, Milano, Bari e Napoli. Obiettivo della ricerca, che ha portato al sequestro di computer, hard disk e altro materiale informatico, i riscontri sulla gestione delle riserve dei sinistri. Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Vittorio Nessi e dal sostituto Marco Gianoglio e il materiale raccolto dovrebbe servire per capire se in FonSai è stata effettuata la pratica fraudolenta della chiusura apparente di sinistri, in realtà ancora aperti, allo scopo di abbassare la riserva – ovvero la somma destinata ai potenziali pagamenti – prevista in bilancio.

Secondo l’ipotesi degli investigatori, tenere bassa la riserva destinata al pagamento dei sinistri – cosa che, tra l’altro, permette la distribuzione di maggiori utili – configura il reato di falso in bilancio per cui sono indagati i manager della compagnia assicurativa. Le sedi perquisite sono quelle a cui fanno capo le aree territoriali in cui sarebbero state riscontrate le maggiori criticità nella determinazione della riserva. 

Il 23 ottobre scorso sempre su input dei magistrati torinesi, le Fiamme gialle avevano perquisito la sede dell’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni e, in particolare, l’ufficio del presidente Giannini, al quale era stato notificato un avviso di garanzia per l’ipotesi di reato di concorso in falso in bilancio. Le verifiche riguardavano presunti inadempimenti o ritardi dell’Autorithy di controllo sulle assicurazioni negli anni 2009-2011 nell’esercizio dell’attività di vigilanza sul gruppo assicurativo. In pratica anche a Torino, ma su un altro fronte, i pm vogliono capire se chi avrebbe dovuto controllare non solo non avesse controllato, ma addirittura non fosse anche a conoscenza della reale situazione dei conti di FonSai.

IL BUCO DI UNIPOL. A proposito di conti, a complicare l’intricata vicenda che riguarda il passato, ci si è aggiunto anche il presente. Quello di Unipol che in Borsa ormai vale poco più di 900 milioni di euro, nonostante la ricapitalizzazione da 1,1 miliardi che si è conclusa all’inizio di settembre. Senza contare che secondo quanto riportato da Repubblica la settimana scorsa, la Consob ha avviato delle verifiche sul portafoglio di titoli strutturati della compagnia delle Coop sul quale sono stati commessi errori di contabilizzazione per un importo compreso tra 200 e 300 milioni di euro. Una situazione peraltro sulla quale lo stesso pm di Milano, Orsi, aveva acceso un faro a luglio invitando la Vigilanza dei mercati finanziari di Giuseppe Vegas a fare delle verifiche sui dati di Unipol. Inoltre la compagnia deve ancora risolvere il nodo della contestazione dell’Isvap che le aveva chiesto di rafforzare le riserve per oltre 200 milioni. Per un totale di 400-500 milioni di euro che potrebbero azzerare l’utile 2012 di Unipol. 

Tutto questo mentre la società bolognese si appresta a varare la fusione con Premafin e FonSai, che nei desiderata degli architetti dovrebbe dar vita alla “grande Unipol”. La maratona delle apposite riunioni dei cda è in calendario per domani. Le tappe dell’operazione prevedono che l’istanza di fusione, a seguito dell’approvazione dei consigli, venga inviata all’Isvap, che a breve passerà sotto la Banca d’Italia con il nome di Ivass. Le assemblee per la fusione di Unipol Assicurazioni, Premafin e Milano nella FonSai non sono previste prima del prossimo mese di maggio e l’operazione dovrebbe perfezionarsi a luglio. Gli obiettivi indicati il 22 giugno scorso davano un utile di Unipol-Fonsai a 821 milioni con premi nel ramo danni a 9,5 miliardi e in quello vita a 6,5 miliardi. Ma saranno rivisti. 

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