Non possiamo indebitarci ulteriormente, l’economia stagna ma vogliamo batterci per una maggiore giustizia sociale. Vogliamo ridurre il divario tra i ricchi che diventano sempre più ricchi e i poveri che diventano sempre più poveri. Per farlo dobbiamo investire in istruzione, sanità e servizi sociali. Chi ci dà i soldi? Le tasse. Alcune tasse per alcune categorie, quelle più abbienti. Tasse sul reddito, sui patrimoni, sul capital gain, sulle transazioni finanziarie. Altra strada non c’è. 

Peer Steinbrück, candidato Spd anti-Merkel alle elezioni tedesche del 2013, ha iniziato così la sua campagna elettorale domenica scorsa. Un gesto suicida? No, sostengono i suoi portavoce, “piuttosto una dichiarazione sincera, perché non si può promettere quello che non si può mantenere”. “Abbiamo deciso di essere chiari e onesti con i cittadini”.

Facile dire la verità quando si sa di perdere, potrebbe obiettare qualcuno. La Spd ha poche speranze di farcela e per Steinbrück si prepara molto probabilmente un futuro da “junior partner” di Angela Merkel. Invece di spostarsi al centro, il partito socialdemocratico tedesco è però scattato sulla sinistra. Alla fine potrebbe rivelarsi la scelta più azzeccata, in attesa di un leader e un gruppo dirigente più convincente: per recuperare consensi, ricostruire una base programmatica, ricomporre l’elettorato.

In Italia tutti corrono per vincere. Chi ha poche possibilità, come il nano resuscitato e la sua corte dei miracoli, spera almeno di poter impedire agli altri la vittoria. Nel frattempo però pochi parlano delle scelte che dovranno essere fatte a livello economico, energetico, sociale, ambientale dal 2013 in poi. Quanto ci costerà il debito? Cosa si potrà veramente fare per ridurlo? Dove si potranno reperire le risorse per l’università o la sanità? Qualcuno proporrà finalmente una politica energetica per il paese? Silenzio.

In realtà tutti sanno benissimo che l’Italia ormai è commissariata dall’Europa e non ci sarà alternativa al controllo e risanamento dei conti pubblici avviato da Monti. Ma sarà possibile continuare sulla strada aperta dal governo tecnico in modo più equo, riducendo il divario tra i ricchi che diventano sempre più ricchi e i poveri che diventano sempre più poveri? Forse sì, ma con un debito che non può essere ulteriormente aumentato e un’economia stagnante, sono rimaste poche alternative: continuare a combattere l’evasione fiscale, ridurre le tasse sul lavoro e sulle imprese produttive e aumentare la tassazione sui patrimoni (immobiliari e non) e le rendite finanziarie. Per ridurre il peso del debito e dei suoi interessi che schiacciano la nostra economia potrebbe essere necessario ricorrere a una nuova, famigerata patrimoniale.

Qualcuno avrà il coraggio di dirlo chiaramente da qui alla fine di febbraio?

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