Ultimo tango al rogo. Ancor prima del Salò di Pasolini, il film più processato per “esasperato pansessualismo fine a se stesso”, poi addirittura con il negativo bruciato grazie ad una sentenza della Cassazione nel 1976, fu Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci. Anno 1972 la produzione; autunno/inverno dello stesso anno le prime per stampa e pubblico. In Italia l’anteprima spetta alla Mostra Internazionale del Cinema Libero di Porretta Terme che avvenne il 15 dicembre 1972.

“C’erano diverse centinaia di persone”, ricorda Giampaolo Testa, che nel ’52 aveva fondato la kermesse di Porretta che all’epoca faceva concorrenza, e aveva perfino superato il Festival di Venezia, “ma la reazione, a parte qualche coppia che durante le scene di amplesso tra Brando e la Schneider uscì dalla sala, fu di sussiego e non particolarmente emotiva”.

Invece fu proprio da quella fatidica sera che scattò l’iniziativa di denuncia di alcuni privati cittadini disgustati dall’immoralità del film e la Procura di Bologna diventò teatro del primo grado di giudizio su uno dei film più controversi, citati e soprattutto visti, della storia del cinema.

Proprio per questo a Porretta Terme, il 14 e 15 dicembre 2012, 40 anni dopo la lussuosa anteprima e l’imbarazzante pataracchio censorio, l’Associazione Porretta Cinema, parecchio under 40, ha organizzato una due giorni di dibattiti e proiezioni per ricordare quell’episodio che si stampa indelebile come tappa fondamentale del cinema italiano, dei suoi limiti e delle sue potenzialità artistiche. “Bertolucci ha appena portato in sala un film bellissimo come Io e te”, spiega Natalia Agostini membro dell’associazione organizzatrice, “e ci sembrava importante festeggiarlo, nonostante i problemi di salute che ha, perché Ultimo tango a Parigi è un’opera epocale per la società italiana e per il continuo affermarsi e mutarsi dell’attività censoria nel nostro paese”.

Il film di Bertolucci sarà proiettato in sala, e in pellicola, presso il Cinema Kursaal, sabato 15 dicembre, alle ore 19.30. Per la stessa giornata, alle ore 16.00, è prevista una tavola rotonda al Teatro Testoni di Porretta Terme in cui critici, giornalisti, registi e attori parleranno di Ultimo Tango a Parigi, alla luce del rapporto fra cinema e censura e del clamore che la pellicola generò nella società italiana di allora e nella vita dei protagonisti dell’opera a cui parteciperanno, tra gli altri: Andrea Morini, Domenico Monetti e Piero Spila. Lo stesso Bertolucci parteciperà con un collegamento video per ricordare quell’improvviso e inaspettato scossone che subì la sua vita artistica.

Ultimo tango a Parigi fu il settimo film di Bertolucci, tra La strategia del ragno, stilisticamente talentuoso ma flop commerciale, e l’assoluto capolavoro di Novecento nel 1975. Il regista parmigiano coinvolse Marlon Brando, che si era contemporaneamente riscattato con Il padrino dopo anni di film a vuoto, e dopo che Jean Luis Trintignant, Jean Paul Belmondo e Alain Delon avevano rifiutato la parte. Per la donna del desiderio sbucò il nome di una perfetta sconosciuta come Maria Schneider. Allora ventenne la Schneider, 30 anni dopo attaccò duramente Bertolucci e Brando perché, a suo avviso, la celebre scena di sesso anale in cui l’icona hollywoodiana usa del burro per l’atto della penetrazione, fu inventata dai due di sana pianta senza essere scritta in sceneggiatura.

Il film, per questa e per altre scene allusivamente pornografiche, legate all’esile trama dell’incontro casuale tra Brando e Schneider e i loro continui rapporti sessuali in un appartamento di Parigi, fu prima denunciato da alcuni spettatori di Porretta e finì processato dal tribunale di Bologna e assolto; poi in appello nel 1974 condannato, infine nel 1976 condannato in Cassazione con la distruzione del negativo della pellicola, due mesi di carcere per Bertolucci, Brando, la Schneider e il produttore Grimaldi e al povero Bertolucci venne perfino tolto il diritto di votare alle elezioni politiche.

“Ricorderò sempre il momento in cui Grimaldi mi telefona al lavoro e mi comunica la notizia: ‘Abbiamo perso’ ”, ricorda il cineasta nel libro La mia magnifica ossessione, “significava che il film restava sotto sequestro e il suo negativo doveva essere distrutto. Da lì scoppia un grande scandalo e la distruzione viene immediatamente definita il rogo di Ultimo Tango. In realtà io sapevo che il negativo era stato contrabbandato in Francia (…) si trattava comunque di un discorso simbolico comunque gravissimo, al punto che pensai di bruciare materialmente in pubblico una copia del film a Campo de’ Fiori, sotto la statua di Giordano Bruno”.

Articolo Precedente

Riconnettiamoci con noi stessi

next
Articolo Successivo

L’azienda ereditata dalla Curia torna in mano al custode giudiziario

next