E’ uno straordinario spaccato del sistema dei media in Italia quello che esce dal provvedimento con il quale l’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ha contestato a Sky di averle fornito delle informazioni non veritiere – o almeno non coerenti con i dati riportati nei propri bilanci – a proposito dei ricavi complessivi percepiti dalla vendita degli abbonamenti alla pay Tv.

Da una parte la televisione di Rupert Murdoch che, a quanto emerge dal provvedimento adottato dall’AcCom avrebbe il vizietto di comunicare a quest’ultima dei dati inferiori a quelli effettivi e non attendibili al fine di far apparire ridimensionata la propria posizione sul mercato della pay Tv.

Fatto grave, anzi gravissimo se – come è da ritenere fino a prova contraria – la contestazione dell’Autorità Garante è corretta.

Siamo di fronte a un importante soggetto di mercato che non rispetta le regole della concorrenza e prova a sottrarsi al controllo dell’Autorità di regolamentazione del mercato nel quale opera.

C’è però un’altra anomalia che non può non essere rilevata e che, sfortunatamente, riporta alla ribalta l’irrisolta questione della scarsa indipendenza delle nostre Autorità indipendenti.

Il relatore del procedimento che ha condotto all’adozione del provvedimento contro Sky è, infatti, il Commissario Antonio Martusciello, ex deputato del Popolo delle libertà ed ex manager Fininvest.

L’Autorità chiama dunque Sky al rispetto delle regole per bocca di un Commissario che è espressione politica del partito dell’ex premier Silvio Berlusconi e, dunque, del patron del principale concorrente di Sky nonché ex dirigente del Gruppo televisivo al quale lo sbarco della Tv di Murdoch in Italia ha rotto le uova nel paniere.

Il provvedimento dell’Autorità Garante è, probabilmente, ineccepibile e sarà certamente vero che Sky sta provando a fare la furba ma il sospetto che l’azione dell’Autorità possa essere contaminata ed influenzata da un uomo che il “prefetto” di Silvio Berlusconi presso l’AcCom e nominato per selezione diretta dal suo partito è forte e difficile da allontanare.

Il tema dell’indipendenza dei commissari AgCom e, prima ancora, dell’adeguatezza dell’attuale procedura a garantire nomine davvero indipendenti, già oggetto di un ricorso sul quale il Tar Lazio è chiamato a pronunciarsi, torna, così, alla ribalta.

Nell’attesa, però, che i giudici amministrativi decidano o, ancor meglio, che il Parlamento – chissà quale – cambi le regole di nomina dei membri delle Authority, sottraendole alle segreterie di partito, sarebbe almeno opportuno che in AgCom si presti maggiore attenzione nell’affidare la responsabilità di certi procedimenti a commissari in condizione di potenziale palese conflitto di interessi.

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