Le posizioni populiste, di destra e di sinistra, insistono moltissimo nel denunciare il dominio della finanza, che ci porta alla recessione, e il cui terribile prezzo sociale è in primo luogo la perdita del lavoro, su cui è basata giustamente la nostra Repubblica. In particolare parlano di “dittatura dello spread”. Vediamo cosa c’è di insensato e pericoloso in queste posizioni.

Lo spread non è altro che un termometro che ci dice quanto sia rischioso prestar soldi ai politici italiani, che hanno indebitato lo Stato fino al collo, senza riuscire ad aumentare la crescita economica del paese.

Prendiamo l’esempio di un pizzaiolo pigro, che ci ha chiesto un grosso prestito, ma non ha concluso poi molto con i nostri soldi, molti li ha sprecati per sé stesso, con altri ha pagato troppo alcuni fornitori o lavoranti. Arrivata la data in cui ci deve restituire il prestito, ci dice che non può farlo, e ci chiede di rinnovarglielo. A noi non conviene farlo fallire (non vedremmo più un euro), ma ci arrabbiamo molto, e, non fidandoci comunque di rivedere quei soldi, gli chiediamo interessi più alti. Questi interessi diventano più alti di quelli che chiederemmo ad un pizzaiolo che si impegna molto e che garantisce buoni risultati (la “Deutsche Pizza”). Ecco spiegato lo spread, e le sue oscillazioni.

Prendersela con lo spread è come prendersela con il termometro se ci segnala febbre alta. Poi bisogna ricordare che gli Italiani sono non solo i pizzaioli pigri, ma anche in gran parte quelli che hanno prestato i soldi al pizzaiolo pigro. In parte si tratta di persone molto ricche, ma il debito pubblico italiano, proprio perché ritenuto sicuro, è anche in mano a moltissimi piccoli risparmiatori. Le banche che gestiscono i loro risparmi dovrebbero esortarli a prestare ancora allo stesso pizzaiolo ad occhi chiusi, o a spostarsi su quello più sicuro ed efficiente? I populisti delirano anche di uscire dall’Euro, cioè a non pagare i debiti….azione che, a parte il disastro economico, ci porterebbe anche al completo isolamento internazionale. Dovremmo tornare al baratto, o qualcosa di simile, perché nessuno si fiderebbe più di noi.

Obiezione: ma allora la “perfida speculazione finanziaria” non esiste? Certo che esiste, ma è in buona misura inevitabile: come voler proibire le scommesse. Gli speculatori guardano i conti di un un’impresa, o uno Stato, e scommettono che le cose miglioreranno (scommettono al rialzo) o peggioreranno (scommettono al ribasso). A volte vincono, a volte perdono un sacco di soldi. Se fossero solo affari loro, chi se ne frega. Ma a volte sono così grossi che gli Stati devono intervenire con prestiti e/o regali mascherati da prestiti, per non farli fallire, visto che ci perderebbero anche moltissimi piccoli risparmiatori che gli hanno affidato i loro soldi.

E nella crisi attuale, comunque anche grossissimi operatori si sono mangiati il capitale, per truffe scoperte (ENRON, tutti in galera), o operazioni sbagliate. Berlusconi ha visto dimezzare il suo, di capitale, tanto per fare un esempio.

Occorre che gli Stati regolino maggiormente la finanza, per esempio obbligando gli operatori troppo grossi a dividersi (lo ha fatto l’antitrust americano un secolo fa con Rockfeller, e lo avevano fatto nel ‘500 i dogi veneziani con i fabbricanti di mattoni…). Ci prova anche l’Europa, chiedendo alle banche di rischiare meno con i soldi che gli vengono affidati.

C’è anche un’altra cosa che fa legittimamente infuriare i disoccupati in Europa contro i loro governi: l’eccesso di severità dei tedeschi nei confronti del pizzaiolo pigro e sprecone che non può restituire i prestiti (Pizza con feta greca). I tedeschi chiedono che la Grecia, che ha letteralmente buttato i soldi dalla finestra mentendo poi sui conti a chi glieli aveva prestati, paghi con lacrime e sangue. Questo in astratto può essere anche moralmente giusto, ma è inefficace e autolesionista: si rischia molto di far fallire il debitore, con grandissimo danno di tutti quelli che gli han prestato i soldi, compreso i tedeschi (che poi dagli allegri sprechi in Mercedes e Bmw dei greci ci hanno anche guadagnato).

Questo calvinismo moralistico tedesco sta danneggiando tutta l’economia europea, anche se è molto dura spiegare alla laboriosa e onesta formica che gli conviene perdonare la cicala furbastra, e che prima lo fa meglio è per tutti….

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