A “15 giorni dal deposito delle liste”, Francesco Storace si dice disponibile “per la candidatura alla Regione Lazio” e, dati i tempi stretti, spiega che non si può “attendere molto più”.

Al teatro Olimpico di Roma, dove il leader de La Destra è arrivato per la convention del suo partito, già circolano magliette di un acceso colore giallo con la scritta ‘Storace presidente’. A ogni partecipante è stato consegnato un cartello, sul modello dei congressi Usa, con scritto ‘Vincere si deve’ da un lato e ‘Storace presidente’ dall’altro. ”Oggi – ha detto – esprimo la mia volontà di ricandidarmi alla guida di una regione che non dobbiamo riconsegnare a una sinistra faziosa”. Se Storace sarà il possibile candidato per il centrodestra, è già certo che per il centrosinistra correrà Nicola Zingaretti, già presidente della Provincia di Roma.

Intanto, mentre il governatore dimissionario Renata Polverini non ha ancora sciolto le riserve sulla sua candidatura, la data delle elezioni in Lazio rimane incerta. Nei giorni scorsi il Tar ha deciso che la prima data utile per le elezioni sarebbe il 3-4 febbraio, annullando il decreto del presidente Polverini che le fissava per il 10-11 febbraio. Tuttavia, fonti ministeriali non escludono di accorpare le regionali alle politiche. Ipotesi condivisa anche dal capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto secondo cui “nessuno può pensare di far votare la città di Roma tre volte di seguito nello spazio di pochissimo tempo, cioè il 3 febbraio per le regionali, metà o fine febbraio per le politiche e poco più avanti per le comunali”. E riguardo alle dimissioni annunciate di Monti, Cicchitto sottolinea l’urgenza di approvare oltre alla legge di stabilità anche il decreto Ilva, “per evitare un altro disastro”.

Il capogruppo parla poi del rapporto con il governo dei tecnici: “Siccome il confronto si apre come è giusto sul merito dei problemi, quello che noi abbiamo contestato della linea del governo Monti non è il rigore, ma l’eccesso di esso dal lato della pressione fiscale e della totale mancanza di una politica della crescita del resto testimoniata dalla carenza di iniziative da parte di quel coacervo di ministeri e di competenze che fa capo al ministro Passera. D’altra parte, qualche mese fa, il Pdl, attraverso il segretario Alfano aveva lanciato in modo serio e documentato la proposta dell’abbattimento del debito e della conseguente diminuzione della pressione fiscale, proposta positiva ma certamente non raccolta dal governo. Di conseguenza è stato del tutto legittimo da parte nostra registrare che una fase si era conclusa, che le forze politiche riprendevano la loro autonomia e che inizia anche il dibattito per un bilancio di quest’anno di governo Monti con le sue luci, la tenuta dei conti, e anche con le sue ombre, la recessione”.

Articolo Precedente

Dal cilindro esce il Caimano e Monti può fare il suo gioco

next
Articolo Successivo

Il centrosinistra non ha bisogno dell’Udc

next