Sul maxiemendamento al decreto Sviluppo il governo ha posto la fiducia al Senato. Lo ha annunciato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda. Il provvedimento ha finito il suo iter in commissione martedì. Nella relazione tecnica che accompagna il testo uscito dalla Commissione emerge però un problema: se il Parlamento approvasse la norma sugli stabilimenti che proroga le concessioni demaniali balneari fino al 2020 –  sulla quale il governo ieri è stato battuto – l’Italia rischia una multa in sede Ue compresa tra i 10 e i 650 mila euro al giorno.

Nella nota contenuta all’interno della relazione della Ragioneria del Senato, si legge che ”l’ulteriore estensione temporale delle concessioni risulta verosimilmente passibile di essere oggetto di una nuova procedura d’infrazione”. Un’eventuale condanna in sede d’infrazione “comporta il pagamento di una somma compresa tra euro 10.880 e 652.800 euro al giorno, per ogni giorno di ritardo successivo alla pronuncia della sentenza del Tribunale di prima istanza della Corte di Giustizia dell’Unione europea e una somma forfettaria, pari a 8.854.000 euro, che sanziona la continuazione dell’infrazione tra la prima sentenza e la seconda sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue”. La proroga, inoltre, potrebbe generare minori entrate “rivenienti dal tardivo incameramento delle opere realizzate sul demanio marittimo”.

Ieri dopo una nottata passata a votare gli emendamenti, i senatori hanno approvato anche altre novità, tra cui il mantenimento del tetto di 500 milioni per le opere infrastrutturali destinatarie del credito d’imposta. Nonostante il parere favorevole del ministero delle Infrastrutture ad un abbassamento del tetto a 100 milioni di euro, promosso anche da Pd e Pdl, alla fine è prevalsa quella che il sottosegretario Guido Improta ha definito la via “prudente” del Tesoro, che non ha ammesso alcuna variazione rispetto al testo originale del decreto. Le stesse agevolazioni fiscali previste per le opere strategiche arriveranno però per le reti Ngn, ovvero per i progetti di sviluppo di banda ultralarga questa volta di importo inferiore ai 500 milioni e portati avanti in collaborazione con la Cassa Depositi e Prestiti.

Entro la fine dell’anno, hanno disposto ancora i senatori, il governo dovrà inoltre definire un piano strategico per il turismo. Inoltre il Governo ha deciso di ritirare diversi emendamenti privi di copertura finanziaria. Tra questi anche quello che obbliga il ministero dell’Economia a vendere entro primi mesi del 2013, e precisamente entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di stabilità, gli immobili degli enti previdenziali pubblici (Inps, Inail, Inpdap) e privati (Enasarco, Enpam, Casse professionali, Enpaia), ma a prezzi “sostenibili” per le famiglie. La norma che ha trovato immediatamente il plauso del sindacato degli inquilini Sunia, ha scatenato la polemica dei diretti interessati, contrari ad una “svendita forzosa” che porterà – dicono – a “conseguenze disastrose”. Problemi in vista, infine, per banca Monte dei Paschi. La Commissione Bilancio ha infatti bocciato le proposte di modifica dei Monti-bond a favore del gruppo senese, lasciando quindi inalterati tempi e modalità di pagamento a tutto svantaggio della banca.

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