Gaetano Pecoraro, il giornalista del programma di La7, Piazzapulita, che realizzò il servizio su Giovanni Favia, noto per il fuorionda in cui il consigliere regionale dell’Emilia Romagna parlava della scarsa democrazia interna al Movimento 5 stelle, è indagato dalla procura di Bologna per violazione della privacy.

I magistrati non escludono però un’altra ipotesi di reato: intercettazione abusiva, in quanto la registrazione della conversazione è avvenuta non durante una pausa pubblicitaria di una diretta televisiva, ma in un bar vicino il palazzo della Regione di via Aldo Moro. Non sarebbe tecnicamente – secondo l’ipotesi degli inquirenti – un vero fuorionda.

Il fascicolo aperto dalla procura di Bologna segue la querela presentata da Giovanni Favia nei confronti del giornalista per violazione della privacy. Non si esclude, per altro, che possano rispondere del fatto altre persone.

Favia ha presentato inoltre una seconda querela, questa per diffamazione contro il blogger Maurizio Ottomano che, pochi giorni dopo l’intervista apparsa su La7, scrisse sul sito di Beppe Grillo che quel servizio e il fuorionda erano stati concordati, in quanto, era la sua motivazione, alcuni particolari dello scoop “non tornano”.

Favia: “Querelare Pecoraro scelta obbligata”. “La mia intenzione era di querelare Ottomano, perché le sue affermazioni erano palesemente tendenziose – spiega Giovanni Favia al fattoquotidiano.it –  ma, su consiglio del mio legale, ho dovuto procedere anche nei confronti di Pecoraro, altrimenti la sola querela a Ottomano non sarebbe stata sostenibile. È stata una scelta obbligata”.

Più tardi il consigliere 5 Stelle ha aggiunto dalla sua pagina Facebook: “Finalmente potrà essere appurato che non è mai esistito alcun fuorionda. Io sono stato vittima di due potenziali reati (deciderà la magistratura) e di una violenta diffamazione (l’assurda teoria di combine per passare al PD) che hanno messo a rischio anni di duro lavoro e serietà. Non si può giudicare una persona attraverso un taglia ed incolla di pochi secondi. Solo io so cosa ho passato in quei giorni e in quelle notti. Ora chiedo giustizia”.

Corrado Formigli: “Nostro dovere mettere in onda il servizio”. Il conduttore ed ideatore di Piazzapulita interviene sul fascicolo aperto dalla Procura di Bologna in merito al fuorionda del suo programma: “Non entro nelle vicende giudiziarie. Mi limito a confermare che il fuorionda era una notizia di interesse pubblico e in quanto giornalisti avevamo il dovere di metterla in onda”.

Un capitolo giudiziario che con molta onestà l’ex allievo di Santoro non aveva messo del tutto in conto: “Mi aspettavo finisse lì, invece siamo arrivati alla querela. Ripeto: la giustizia faccia il suo corso, ma lo rifarei un’altra volta assumendone il rischio. C’era un palese rilievo pubblico nella maggiore o minore democraticità all’interno del Movimento 5 Stelle. Poi, ovviamente, concordo anch’io che le cose scritte da Ottomano fossero vergognose prima di tutto per chi le ha scritte”.

Uno scoop maturato durante l’estate 2012 visto che il collaboratore Pecoraro, che aveva carpito con un microfono nascosto le parole di Favia, aveva consegnato la registrazione a fine maggio 2012, 24 ore prima dell’ultima puntata dell’edizione 2011-12 di Piazzapulita: “Le notizie vanno verificate accuratamente e non abbiamo avuto tempo per farlo in un giorno. Così abbiamo atteso, come ho già scritto sulla mia pagina Facebook, la prima data utile, rivelatasi poi la prima puntata dell’edizione 2012 -13 del programma. E come vedo la notizia non può essere di certo tacciata di inattualità, visto che se ne parla ancora oggi”.

Aperto un fascicolo per le minacce di morte alla consigliere bolognese Salsi. Oltre ai due fascicoli, la procura di Bologna ne ha un terzo, aperto sempre in seguito ad una querela di Favia, per le minacce di morte ricevute dopo la messa in onda del suo sfogo: “Favia andrebbe sgozzato in piazza. Chi si permette di comportarsi così va eliminato”, aveva scritto un utente anonimo su facebook. Stessa sorte toccata alla collega Federica Salsi. Il consigliere comunale di Bologna, infatti, ha ricevuto una serie d’insulti e allusioni che lei denuncia come esplicite di morte. Era già successo a Giovanni Favia e succede oggi a Salsi, dopo essere stata rimproverata da Beppe Grillo per la sua partecipazione a Ballarò.

Nei giorni scorsi, l’eletta al Comune di Bologna si è presentata dai carabinieri per denunciare alcuni messaggi apparsi sulla sua bacheca Facebook. Critiche sfociate in insulti irripetibili e intimidazioni: “Prego per la tua morte politica a no!”. E ancora: “Alla prossima tornata sarai cacciata a calci. Comunque spero essendo tu gentaglia che crepi alla svelta”.

Già a inizio novembre, pochi giorni dopo l’anatema di Grillo, Salsi aveva snocciolato uno per uno tutti gli attacchi e le offese ricevuti via Facebook. L’aveva fatto pubblicamente, durante il suo intervento in consiglio comunale. Aveva letto frasi dure, tante censurabili, ma mai ricollegabili a minacce di morte. Tra l’11 e il 12 novembre, però, sul suo profilo sono apparsi alcuni commenti di altro tenore. E così il consigliere ha deciso di rivolgersi alla Procura di Bologna.

Per questo la procura di Bologna ha dunque aperto un altro fascicolo per minaccia, diffamazione aggravata a mezzo stampa (in quanto la minaccia era leggibile da un numero indeterminato di persone) e ingiuria. Un fascicolo ancora contro ignoti affidato al pubblico ministero di turno Antonello Gustapane.

hanno collaborato Davide Turrini e Giulia Zaccariello

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