Come passare in pochi giorni da squadra sull’orlo del fallimento, che decide di affidarsi ai tifosi e all’azionariato popolare aprendo così una nuova strada verso il calcio come bene comune, a squadra comprata dall’uomo più ricco del mondo, deciso a trasformarla in una nuova superpotenza economica in linea con i dettami del calcio moderno. E’ la curiosa storia del Real Oviedo, storica squadra delle Asturie con un dignitoso passato fatto di 86 anni di saliscendi tra prima e seconda divisione, senza mai vincere alcunché. E di rare vittorie al Bernabéu e al Camp Nou che sulle coste del Mar Cantabrico diventano materia di racconto da tramandare per generazioni in una tifoseria tra le più calde e appassionate d’Europa. Retrocesso una prima volta in quarta serie nel 2003 per inadempienze economiche, il Real Oviedo è riuscito a sopravvivere fino a quest’anno, quando la federazione ha preteso l’immediato pagamento di due milioni di euro, pena la messa in liquidazione e la scomparsa del club.

A inizio novembre, la società ha allora lanciato una campagna di sottoscrizione tra suoi i tifosi, con l’esplicativo slogan ‘yosoyelrealoviedo’, invitandoli a comprare azioni del club, che sono state messe in vendita sul sito della società al prezzo di 10 euro l’una e potevano essere acquistate tramite Paypal. L’iniziativa, diffusa attraverso i social network e supportata da ex giocatori come Santi Cazorla e Juan Mata, ha avuto un successo incredibile. E pochi giorni prima della scadenza, fissata sabato 17 novembre, oltre 13mila persone da tutto il mondo avevano sottoscritto azioni del club per un totale di 1.93 milioni di euro: la cifra necessaria per salvare il club. Per il Real Oviedo si apriva quindi la possibilità di diventare un club gestito dagli stessi tifosi, sulla scia dei mitici St. Pauli Amburgo e Athletic Bilbao.

Una situazione molto diversa dall’azionariato diffuso di Barcellona o Real Madrid, in cui i tifosi partecipano alla proprietà con quote di minoranza rispetto alle banche e agli imprenditori che gestiscono effettivamente il club. A Oviedo c’era la speranza di costruire qualcosa di unico: riempire gli spalti del Nuevo Carlos Tartiere con persone che non fossero semplici spettatori o clienti, ma a tutti gli effetti membri del club, e fare della squadra del capoluogo asturiano un veicolo di promozione e coesione sociale della comunità. Ma la favola si è interrotta sul più bello, e in un sol giorno ha preso una direzione completamente diversa. Sabato 17 novembre, ultimo giorno possibile per comprare le azioni del club, il magnate messicano Carlos Slim ha annunciato di aver investito 2.5 milioni di euro e di essere diventato il maggior azionista della società.

Tycoon delle telecomunicazioni e padrone del Grupo Carso, Slim è considerato dalla rivista Forbes l’uomo più ricco del mondo: con un patrimonio personale di 74 miliardi di dollari, la sua ricchezza equivale al 5% della produzione economica annuale dell’intero Messico, dove molti economisti accusano il suo monopolio di essere il freno principale allo sviluppo del paese. A settembre Slim ha acquistato il 30% di due club messicani, il Pachuca e il Club Leon, e con l’Oviedo è intenzionato a “creare una sinergia tra il calcio spagnolo e quello latinoamericano”. Le sue disponibilità economiche lo mettono quindi in condizione di poter rivaleggiare con emiri, sceicchi e oligarchi che stanno rilevando il calcio europeo, mentre la sua tendenza al monopolio lo porterà alla creazione di una super squadra che farà incetta dei migliori talenti sudamericani. La storia del Real Oviedo poteva essere quella di un bene comune anticorpo del calcio moderno, finirà con l’esserne un potentissimo alfiere.

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