Monòpoli, addio. Di questi tempi per combattere la crisi non basta conquistare il Parco della Vittoria. Adesso vince chi porta il Paese in bancarotta. Si chiama “Vem aí a Troika!” (Arriva la Troika!) ed è il gioco da tavolo già nei negozi che conta di spopolare a Lisbona. In Portogallo da più di un anno è cominciata la dolorosa riforma imposta da Bruxelles, mentre i controllori stranieri in giacca e cravatta continuano regolarmente a ispezionare documenti e cifre. Non è certo nel carattere dei portoghesi dare scandalo. Anche se la pazienza è giunta al limite. Così, dopo l’unica grande manifestazione di protesta dello scorso 15 settembre, quattro giovani amici con la passione per i giochi, stufi delle manovre d’austerity e dei partiti collaborazionisti, hanno deciso di contribuire al disagio del Paese con una buona dose di humor. Lo conferma bene il video di presentazione (sotto). 

I quattro hanno inventato uno Stato chiamato Portugalandia, tra leader corrotti e incompetenti e oscuri interessi finanziari. Ogni giocatore rappresenta una lobby che si muove attraverso la manipolazione politica, sociale ed economica, con lo scopo ultimo di ottenere potere, soldi e voti. Vince chi riesce a crearsi una migliore rete d’influenze, trionfa alle elezioni e distrae nei paradisi offshore più denaro possibile. La bancarotta del Paese è assicurata e con questa anche l’arrivo della Troika. “Qualsiasi riferimento a fatti e persone è puramente casuale”, scherza Pedro Santos in un’intervista al quotidiano portoghese Público. Dei quattro soci, Pedro è l’unico che lavora a singhiozzo come professore al Dipartimento di matematica in un Istituto tecnico. “È un gioco provocatorio. Volevamo sdrammatizzare la situazione che stiamo vivendo tutti i giorni”. Da mesi ormai la stampa nazionale registra l’umore nero della gente. Il Partito di centrodestra del presidente Passos Coelho è in calo di quasi 10 punti percentuali. E sempre meno cittadini credono alla propaganda del governo. A guadagnarci però non è stato nemmeno il Partito socialista, fermo al 33% dei consensi, che appoggia l’accordo con la Troika.

A Lisbona, come ad Atene, crescono i partiti anti-memorandum. Nonostante il diktat di Bruxelles, infatti, l’economia del Paese non è ancora in grado di uscire dalla recessione: la disoccupazione è al 15,7% – quella giovanile al 36% – il Pil è in calo, le entrate fiscali si sono dimezzate e il rendimento dei titoli di Stato è vicino ai livelli dell’aprile 2011, quando gli aiuti della Bce non erano ancora arrivati. Non resta altro che giocarci sopra, allora. Almeno durante le feste di Natale, quest’anno ancora all’insegna dell’austerità. Nel loro piccolo anche i quattro ideatori di “Arriva la troika!” hanno fatto ricorso agli aiuti: per mettere su il gioco da tavola si sono iscritti a un sito di crowfunding, il processo di finanziamento dal basso che chiama a raccolta persone e risorse. Chiedevano 1200 euro, ma in poche settimana hanno raccattato quasi il doppio. E attirato l’attenzione di molti. I grandi magazzini iberici El Corte Inglés hanno già comprato le prime 150 copie del gioco che contano di distribuire nei loro punti vendita portoghesi. “Un modo per affrontare in maniera divertente la crisi economica, ma soprattutto invitare i portoghesi a una riflessione attenta sulle dinamiche che ci circondano”, conclude Pedro Santos.

Articolo Precedente

…un paese abbiamo detto (V)

next
Articolo Successivo

Vaticano, la circolare di Bertone e il travestimento dell’uniformità

next