Un partito che torna “compatto” e si avvia alle politiche 2013 “senza ticket e senza corrente” perché Matteo Renzi ha promesso di essere “leale” col segretario Pd. Dario Franceschini rispolvera la foto di Vasto e invita ad aprire ai moderati, mentre il ‘rottamatore’ da avversario si trasforma in “una risorsa” per Rosy Bindi. Anche se ha promesso di tornare a fare il sindaco dopo la sconfitta e di non avere intenzione, quindi, di entrare nei palazzi romani, nonostante per Enrico Letta, dato il risultato, debba prendere parte alla squadra di governo. All’indomani della vittoria del segretario alle primarie del centrosinistra, che ha battuto lo sfidante conquistando oltre il 60% delle preferenze, la nomenklatura  commenta soddisfatta il risultato. E, soprattutto, la sconfitta del ‘rottamatore’.

Per il presidente Rosy Bindi, sulla cui prossima candidatura “deciderà il partito”, “quello che ha conseguito Renzi è un risultato indubbiamente significativo e, come egli stesso ha sempre detto, ora dovrebbe essere messo al servizio della campagna elettorale per vincere le elezioni”. Nell’intervista a Repubblica Bindi specifica che “il partito ha dato prova di maturità e generosità” e chiude alla possibilità di un posto al governo per Renzi, anche se deciderà Bersani, visto che “ha sempre detto che se perdeva sarebbe tornato a fare il sindaco e avrebbe dato una mano al vincitore”. Stessa posizione ribadita da Dario Franceschini visto che“Matteo ha detto che resterà sindaco di Firenze”. In più ha aggiunto che “il consenso che ha raccolto, che in buona parte è borderline e addirittura esterno al Pd, se ha buonsenso lo dovrà mettere a disposizione del partito”. Si allontana dall’ipotesi di corsa ‘solitaria’ del Pd alle prossime politiche e il capogruppo alla Camera rimarca l’importanza di un’alleanza tra progressisti e moderati, anche se Casini “mi pare abbia scelto un’altra strada”.  Il Pd “nasce” da queste primarie per il vicepresidente del partito Enrico Letta, convinto che Renzi debba rimanere in squadra, inclusa “quella di governo”. Infatti, “ha detto che resterà a Firenze, che non vuole premi di consolazione, ma il risultato di ieri carica anche lui di responsabilità maggiori. Deve venire a Roma. Dentro il progetto deve avere un ruolo prioritario, importante, e credo che questo sia anche il pensiero di Bersani”.

Interviene sui risultati anche Bruno Tabacci che sul Messaggero torna sulle polemiche intorno alle regole delle primarie “chiare sin dall’inizio” e osserva che “qualcuno ha provato a sporcare le primarie ma per fortuna non ci è riuscito. Si è tentato di creare un’operazione poco chiara. Del resto – ha aggiunto- era di tutta evidenza che si è trattato di un voto cristallino”. Per Nichi Vendola, che aveva dichiarato il suo endorsement per Bersani, le proposte di chi, come Renzi, ha perso le primarie del centrosinistra non vanno disperse. Il sindaco, dice in un’intervista a La Stampa, “ha combattuto con grande energia e passione”. In più, “l’argomento del ricambio generazionale, usato da lui come una leva per far saltare gli schemi, è un tema reale perché non solo la politica ma tutta la società italiana è respingente nei confronti dei giovani”.

Per il senatore Pd Nicola Latorre ha vinto l’asse Pd-Sel e al ballottaggio ”erano in campo due forti proposte di cambiamento: Renzi ha accentuato l’aspetto riguardante il rinnovamento della classe dirigente, Bersani invece è partito dai contenuti per interpretare le istanze di quel cambiamento che certo poi investirà anche la classe dirigente”. L’ipotesi ticket è lontana secondo Graziano Delrio, presidente dell’Anci e sindaco di Reggio Emilia perché ”conoscendo Matteo, non credo sia possibile“. E’ altrettanto vero, osserva come altri colleghi di partito che “non si deve costruire una corrente ma confrontarsi di più sulle idee venute fuori nella campagna elettorale”. Vittoria del buonsenso e sconfitta delle idee filo-liberiste per il responsabile Economia del Pd Stefano Fassina e “con Bersani al ballottaggio ha vinto un’altra bella lenzuolata, questa volta di democrazia”.

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