Un telefono amico, per calciatori ed ex calciatori vittime della depressione, entrerà a breve in funzione in Inghilterra. La notizia è già stata comunicata a tutti i 92 club delle quattro leghe professionistiche. Il servizio di assistenza telefonica sarà patrocinato dalla PFA (il sindacato calciatori d’Oltremanica) con l’aiuto di vari sponsor, e sarà gestito da Darren Eadie, ex stella del Norwich negli anni ’90, costretto a soli 28 anni ad un precoce ritiro causato dai troppi infortuni, e subito sprofondato nel baratro della depressione. L’annuncio, dato dallo stesso Eadie in un’intervista esclusiva al Daily Mail, arriva ad un anno esatto di distanza dal suicidio di Gary Speed, ex giocatore del Leeds e al tempo commissario tecnico del Galles. Una drammatica vicenda che aveva scosso il mondo del pallone e scoperchiato il tabù della depressione nel calcio: un disagio assai diffuso nelle molte zone d’ombra di un mondo che, sotto la luce dei riflettori, pare dorato.

Velocissima e talentuosa ala sinistra del Norwich, esploso nell’anno dell’incredibile cavalcata in Coppa Uefa dove i ‘Canarini’ divennero l’unica squadra inglese ad espugnare Monaco di Baviera, Darren Eadie si infortuna gravemente per la prima volta pochi anni dopo, alla vigilia della prima convocazione con la nazionale inglese. Da allora tra operazioni e ricadute è un lungo calvario e, nonostante il passaggio al Leicester City, gioca pochissimo e non riuscirà mai a vestire la maglia della nazionale. L’ultimo gravissimo infortunio è del 2001, il ritiro nel 2003. Poi il silenzio, fino a che quest’estate, in un’intervista a The Independent, racconta di come il mondo gli sia crollato addosso esattamente il giorno in cui è tornato al campo di allenamento del Leicester per raccogliere i suoi effetti personali. Dal momento in cui realizza che il sogno del calcio è svanito – spiega – la sua vita diventa un inferno. Tornato a Norwich è sempre più spesso preda di attacchi di panico: a casa, per strada o al volante. Non riesce più a giocare con i figli, a festeggiare i loro o i suoi compleanni, a prenderli in braccio.

Ogni volta che cerca aiuto nel mondo del calcio gli rispondono di andare da un dottore, non sapendo come aiutarlo. Ma le uniche cliniche specializzate per ex sportivi in difficoltà psicologica, come quella dell’ex capitano dell’Arsenal Tony Adams, sono circoscritte al recupero dalla dipendenza dal gioco, dall’alcol o dalle droghe. Chi è vittima della depressione se la deve cavare da solo. Non lo aiuta poi leggere che, quando l’attaccante dell’Aston Villa Stan Collymore nel 1999 chiede aiuto al suo allenatore John Gregory perché è depresso, si sente rispondere che non è possibile essere depressi quando si guadagnano 20mila sterline alla settimana. Darren Eadie ne esce, oltre che con l’aiuto medico, anche grazie ad un programma che tiene sulle frequenze radio della BBC locale, dove altri ex calciatori più o meno famosi si confessano e gli raccontano dei loro disagi durante la carriera o una volta appesi gli scarpini al chiodo.

Da allora si pone uno scopo, quello di aiutare colleghi in difficoltà come lui. Contatta la PFA, che però in un primo tempo si mostra tiepida. Poi, il suicidio di Speed e il clamore mediatico suscitato dal caso accelerano i tempi, anche per le immediate confessioni pubbliche di ex giocatori come Leon McKenzie, Richard Sadlier and Dean Windass – tutte ex stelle della Premier League – che raccontano di essere stati anche loro vittime del male oscuro e di essere arrivati quasi al punto di togliersi la vita. Caduto il tabù, ecco il primo passo: il servizio di assistenza telefonica. Dall’altra parte del filo si troveranno specialisti ed ex calciatori che hanno attraversato il problema riuscendo a superarlo. Se il telefono amico funzionerà, la PFA ha annunciato che ha in programma di costruire nel Norfolk una clinica specializzata nel recupero psicofisico di calciatori che, ancora sotto i riflettori o nel cono d’ombra del post, siano cadute nei tranelli della depressione.

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