Giorgio ha 24 anni è di Bari e oggi tira un sospiro di sollievo. “Posso finalmente dire che convivo con il mio fidanzato perché lo amo”. Anna, 32, si trasferirà nel capoluogo pugliese il mese prossimo: “Se resto nel mio paesino verrò schiacciata dalla mancanza di diritti”. Annuisce accanto a loro Raffaele, più timido nell’ammettere che ora vede il futuro con meno disperazione: “Mio padre è vecchio stampo, come faccio a dirgli che sono gay? Certe volte mi sento disperato”.

Tante storie, tutte uguali nel raccontare una vita che si trasforma in un continuo salto ad ostacoli. Bari ha voltato pagina, o per lo meno ha segnato un goal nella partita per il riconoscimento dei diritti civili degli omosessuali. La giunta comunale guidata da Michele Emiliano ha approvato la delibera che istituisce il tavolo tecnico per il riconoscimento dei diritti della comunità lgbtqi (sigla che racchiude i diversi orientamenti sessuali). Parole apparentemente fredde che servono alla macchina amministrativa per dire che Bari dà il via al cambiamento.

Con il provvedimento licenziato all’unanimità dalla giunta, dopo un anno e mezzo di intenso lavoro condotto a quattro mani con le associazioni gay, lesbiche, transessuali e bisessuali baresi, nascerà una casa famiglia per tutti coloro che sono stati rifiutati dai genitori dopo aver fatto outing, dopo, cioè, aver confessato il proprio orientamento sessuale. Un rifugio dove i volontari sapranno comprendere e accogliere chi attraversa il passaggio più difficile della propria esistenza. Non solo. Nel giro di poche settimane sarà operativo un front office in grado di offrire informazioni di ogni genere – come la prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili – e aiuto a chiunque sentirà la necessità di richiederlo. I funzionari del Comune per affrontare il compito del tutto nuovo dovranno seguire un corso di formazione così da essere pronti al delicato incarico.

Gli sportelli saranno particolarmente importanti anche perché accoglieranno le denunce che dovessero arrivare da chi si riterrà vittima di mobbing, attacchi omofobi, trans fobici e atti di violenza. Da gennaio 2013, inoltre, sarà attivo a pieno regime il Registro delle coppie di fatto. Attraverso questo strumento, esistente dal 2007, si sono già registrate oltre 200 coppie che dichiarano di “convivere per motivi affettivi”. Una differenza sostanziale che consente di distinguere la convivenza di una coppia, indipendentemente dal sesso, da quella di persone che pur vivendo sotto lo stesso tetto, non sono legate da nessun tipo di vincolo affettivo. Grazie al registro le coppie iscritte – fatti salvi criteri come reddito e numero minimo di anni di convivenza – entreranno nella graduatoria per l’assegnazione delle case popolari.

“Un primo passo”, dice Giuseppe Maffia presidente di Arcigay Bari, “ma che occorreva fare per raggiungere l’obiettivo dell’uguaglianza”. I Comuni possono agire limitatamente ai paletti che impone la legge statale. Si possono aggirare, ma non certo abbattere. “Per questo – si augura ancora Maffia – bisogna dare un segnale al decisore centrale affinché possa adeguare l’Italia agli standard europei”. Ne è perfettamente conscio anche il sindaco Michele Emiliano che però annuncia già di essere al fianco di chiunque chieda il suo aiuto. “Mi viene in mente la frase che mi diceva mio padre quando tornavo a scuola con un bel voto: hai fatto la metà del dovere tuo. Oggi – dice il primo cittadino – abbiamo fatto solo il nostro dovere. Lottare contro la discriminazione e aprire le braccia alla conoscenza e all’amore verso queste persone – conclude Emiliano – è importantissimo per i singoli ma è un dovere per una Città”. Angelo ascolta tutto senza parlare. Alla fine trova il coraggio di fare lui, l’ultima domanda: “Sai quando aprirà la casa famiglia? La notte sulle panchine inizia a far freddo”.

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