Un conflitto d’interesse importante, che coinvolge i principali colossi petroliferi canadesi, spunta dietro Susan Rice, candidata favorita a segretario di Stato dopo Hillary Clinton. L’ambasciatrice americana all’Onu, infatti, ha investito da 300.000 a 600.000 dollari in azioni della società responsabile dell’oleodotto Keystone XL, un gigante da 7 miliardi di dollari che attraverserebbe gli Stati Uniti dal Canada al Golfo del Messico ma che necessiterà dell’approvazione del dipartimento di Stato. L’investimento, secondo gli ultimi documenti depositati, ha fruttato 20.000 dollari a Rice a al marito canadese nel 2011. Non sono, tuttavia, gli unici investimenti petroliferi della coppia. Rice, come rivela OnEarth, pubblicazione del gruppo ambientalista Natural Resources Defense Council, ha puntato un terzo della sua ricchezza, circa 43,5 milioni di dollari, in società canadesi collegate all’industria del petrolio, molte delle quali finite sotto i riflettori perché particolarmente inquinanti.

Il presidente americano Barack Obama non ha ancora nominato Rice alla guida del dipartimento di Stato, ma la donna è considerata la favorita tra i candidati quando, a gennaio, la Clinton lascerà l’incarico. Proprio alcune settimane fa Obama ha definito Rice “straordinaria, professionale e competente” prendendo le sue difese contro i repubblicani che la accusavano di avere rilasciato “dichiarazioni fuorvianti” dopo l’attacco al consolato americano a Bengasi, in Libia, avvenuto l’11 settembre scorso. I commenti di Obama confermano che Rice è in pole position per diventare il prossimo segretario di Stato.

E, assumendo tale incarico, dovrà prendere una posizione sul Keystone XL, che collegherebbe la regione canadese dell’Alberta alle raffinerie del Texas attraverso sei Stati, trasportando 700.000 barili di greggio al giorno. Un ordine esecutivo dell’ex presidente George W. Bush, infatti, ha stabilito che è compito del dipartimento di Stato esprimersi su progetti che escono dai confini americani. Per questo è probabile che Rice dovrà liberarsi degli investimenti in TransCanada, la società canadese responsabile dell’oleodotto. Lo stabilisce l’Office of Government Ethics, che si occupa di prevenire i conflitti di interesse, secondo cui i funzionari pubblici che detengono quantità significative di azioni di un’azienda in conflitto con la loro attività devono venderle.

Il progetto della compagnia canadese è da mesi al centro delle polemiche. Dopo il parere negativo dell’Epa, l’Agenzia federale per la protezione ambientale, Obama ha fermato i lavori a gennaio chiedendo la revisione del percorso, spinto dalle proteste degli ambientalisti, che denunciavano la devastazione ambientale nelle aree lungo il tracciato dell’oleodotto e il tasso elevato di anidride carbonica del petrolio proveniente dal Canada occidentale. “Ha le qualifiche per diventare segretario di Stato ma non può prendere una decisione imparziale sul Keystone XL”, ha commentato Jane Kleeb, direttore del Bold Nebraska, un gruppo schierato fermamente contro l’oleodotto. “Non puoi fare parte del dipartimento e non essere influenzato dagli investimenti”.

Gli investimenti di Rice nel settore petrolifero, tuttavia, non si limitano alle azioni in TransCanada. Insieme al marito, secondo i documenti finanziari depositati, ha scommesso almeno 1,25 milioni di dollari nei quattro principali giganti petroliferi canadesi. Tra questi spicca Enbridge, tra i maggiori fornitori degli Stati Uniti, protagonista dell’incidente del luglio 2010 in Michigan, quando oltre un milione di galloni di catrame finirono nel fiume Kalamazoo. Non solo. Almeno 1,5 milioni di dollari sono stati investiti nella Royal Bank of Canada, soprannominata “l’istituzione più inquinante del Canada” dal gruppo ambientalista Rainforest Action Network per il sostegno bancario allo sfruttamento delle sabbie bituminose nel territorio.

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