Dopo mesi di mobilitazioni intensissime: centinaia di scuole occupate ed autogestite, cortei enormi che hanno invaso le città, la politica finalmente decide di dare ascolto alle proteste degli studenti. Sia con le parole di Profumo che di fatto se ne lava le mani, sia il gruppo al Senato del Pd che la molla giù dalla barca, gli studenti ottengono la loro prima vittoria dopo anni: il blocco della legge Aprea.

La crisi e la scelleratezza del governo tecnico non potevano che costringere gli studenti alla determinazione che hanno avuto, alla capacità di comunicare e trascinare dietro di se un paese intero, di smuovere il consenso di tutti e tutte contro la privatizzazione della scuola pubblica e la cancellazione dei diritti degli studenti.
La battaglia però non si esaurisce qui e non dobbiamo abbassare la guardia. Sono ancora in campo provvedimenti devastanti per le scuole statali, a partire dai tagli al Mof che mettono in serio rischio il diritto allo studio: il fondo del Mof finanzia infatti attività fondamentali per il funzionamento delle scuole, dai corsi di recupero alle attività extracurriculari, agli sportelli didattici. Non finanziare queste attività significa abbattere pesantemente la qualità dell’offerta scolastica.
La nuova ondata di occupazioni degli istituti che sta partendo in questi giorni dal nord al sud del Paese non sarà invana, deve anzi riuscire a ricalibrare i propri obiettivi e rilanciare la lotta. Il 5 e 6 dicembre saremo in piazza nella giornata di sciopero indetto dalla Fiom, vogliamo costruire un’alleanza con chi come noi non può pagare i costi della crisi delle politiche di austerity.
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Tagli alla scuola pubblica, esenzioni alle cattoliche. Perché?

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