Nella giornata di mobilitazione della stampa, la cosa – sicuramente – stona. Ma va detta, proprio per lo stesso principio che anima la (giusta) protesta: difendere la libertà di opinione a mezzo stampa. E allora dico: la matrice antisemita del raid ultrà a Campo dé Fiori è stata rivendicata solo dai mass media (e poi ripresa dalla comunità religiosa interessata), perché smentita dai (vergognosi) fatti, oltre che dai testimoni all’agguato e dalle ricostruzioni degli inquirenti. Infatti tutti quei “sembra che qualcuno correndo abbia detto che, mi è parso di sentir urlare e dire che, dietro c’è la strategia di…” trapelati anche su alcuni tabloid oltremanica, oltre a non aver trovato concreti riscontri nei verbali dell’inchiesta, sono mestamente caduti nell’ordinanza di convalida del Gip per i due arrestati, ai quali non è contestata l’aggravante razziale. Forse, semplicemente, a qualche cronista indiscreto sarebbe bastato chiedere lumi agli aggrediti, conoscere magari il loro credo di culto e scoprire l’arcano (che probabilmente è nelle logiche di una targa del West Ham sottratta nel pub).

Allora mi chiedo: com’è possibile che certa stampa marchi a caldo con così tanta convinzione una spedizione all’arma bianca basandosi solo su fragili sentori, su rumor e indizi stereotipati? Non ci vorrebbe maggiore cautela e prudenza nel bollare come sacrosante alcune verità che, puntualmente, non si rivelano tali? (per fortuna qualche giornale, dotato di buon senso e deontologia, ha premuto molto sui condizionali della matrice più che sui verdetti certificati).

Non è la prima volta che accade, probabilmente non sarà nemmeno l’ultima. Prima delle ultime elezioni presidenziali di Obama, dall’America è rimbalzata l’infamante notizia (risultata falsa) di una giovane di colore data alle fiamme da un rigurgito organizzato del Ku Klux Klan. E prima del temutissimo 24N, tra le primarie di coalizione di centrosinistra, la marcia di Casa Pound e il raduno antifascista dell’Associazione Partigiani, in mezzo al tumultuoso 17N delle manganellate e dei lacrimogeni piovuti dal cielo ministeriale, guarda caso prime pagine e copertine dei Tg sono andati sul raid antisemita di un’assetata (di sangue) pattuglia misto ultrà, mentre su Gaza e Gerusalemme piovevano (veri) missili e razzi.

Parliamo di fatti oppure di una matrice di rivendicazione distorta rispetto ai fatti? E quali sono poi, al netto di siffatte distonie informative, gli effetti? Stanno nelle parole del Ministro dell’Interno Cancellieri, nelle ipotesi di numerazione delle divise degli agenti impegnati nell’ordine pubblico, nelle ipotesi di DASPO per i manifestanti e degli arresti in flagranza differita per le piazze (come allo stadio).

Su Il Fatto di sabato, il sociologo De Rita – riferendosi all’escalation di intollerabili violenze enfatizzate sulla stampa (che relegò in spalle o box l’accoltellamento al collo di un tifoso al derby) – ha parlato di “bolla di rifrazione mediatica: si estremizzano e si rendono di massa particolari stati emotivi”. E’ l’operazione di muscolarizzazione mediatica da cui nasce e si alimentala Società della Paura. C’è da meditare…

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