L’Unione europea è una squadra di calcio che non sa più vincere una partita, ma che neppure ne perde: le pareggia tutte. E allora gli incontri tocca ripeterli. La difesa tiene: tutti lì a stare attenti a non prendere gol. Ma è l’attacco che è spuntato: viene da pensare che davanti ci sia Vucinic, quello svogliato che gioca in pantofole, se non fosse che è montenegrino e, con i 27, ancora non c’entra.

Il bello –o il brutto?-  è che il pubblico neppure più ci fa caso, o quasi. Anche quello professionalmente interessato: prendete le borse, i mercati, la finanza, quelli che, fino a luglio, pareva che stessero tutti attenti a dare l’assalto alla diligenza dell’euro. Bene, questa settimana tutte le borse europee avevano il vento in poppa, l’euro s’è rafforzato e lo spread s’è abbassato –mica tanto, a 331, ma comunque è andato un po’ giù-. Eppure, l’Ue non ne ha azzeccata una che una: a vuoto la riunione dell’Eurogruppo sulla Grecia; a vuoto i negoziati sui bilanci suppletivo 2012 e previsionale 2013; e a vuoto il Consiglio europeo di giovedì e venerdì.

Proprio il Vertice straordinario sulle previsioni finanziarie 2014/2020 è stata l’ennesima conferma della ‘pareggite’ europea: nulla di fatto; e tutti a farsi la doccia –che sarebbe come dire le conferenze stampa-. Scenderanno di nuovo in campo a gennaio, o a febbraio. Impatto: sul piano pratico, zero, o giù di lì, perché le decisioni da prendere entreranno in vigore solo il 1 gennaio 2014 e, di qui ad allora, hai voglia quanto puoi negoziare.

Ma, sul piano dell’immagine, hai fatto un bel guaio: hai dato l’impressione, che è sostanziale, di litigi e divisioni. La figuraccia te la sei andata a cercare: primo, perché non c’era nessun bisogno di convocare un Vertice straordinario sulle prospettive finanziarie a medio termine se le posizioni negoziali erano ancora lontane; e secondo perché hai fatto di un fossato un vallo, inducendo i leader a sciorinare le differenze invece che a sottolineare i punti in comune.

Il premier britannico David Cameron, che, quando c’è da scucire soldi per l’Ue, è peggio di uno scozzese, dice che non era solo, ma che erano in sei a tenere duro. La cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese François Hollande questa volta pareva non giocassero nella stessa squadra. Il premier Monti e il presidente Hollande, invece, sì: entrambi a definire “iniquo” il sistema degli sconti di cui beneficia soprattutto la Gran Bretagna e entrambi a difendere le spese per l’agricoltura e quelle per la coesione.

Adesso, il mediatore Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, rifarà a casa i compiti d’una bozza di compromesso e se ne riparlerà con calma. Però, attenzione: di che cosa stiamo parlando?, qual è ‘sto fossato divenuto vallo? Vi do poche cifre, che bastano: chi per l’Unione intende spendere di più nei sette anni dal 2014 al 2020, come la Commissione e il Parlamento europeo, arriva a 1091 miliardi di euro, trattabili; chi vuole spendere di meno, la Gran Bretagna, si ferma a 960 miliardi di euro, trattabili; la proposta di compromesso Van Rompuy 2 s’attesta un po’ sopra i mille miliardi, 1.010 circa… Il che vuol dire che c’è comunque una base d’accordo del 90% abbondante e che si discute del 10% restante. Non valeva proprio la pena di farne una piazzata: stiamo parlando di 10 miliardi di euro in più o in meno l’anno per 450 milioni di cittadini circa, più o meno 20 euro a testa.

Quasi a farsi perdonare l’ennesimo 0 a 0, i Paesi dell’Eurogruppo ora assicurano che la decisione sugli aiuti alla Grecia è cosa fatta e che la prossima riunione dell’Eurogruppo, lunedì, sarà poco più di una formalità: vedremo, visto che ce ne sono già state tre d’interlocutorie dopo il Vertice di metà ottobre. Perché, a mai vincere, e sempre pareggiare, si rischia di retrocedere. La Grecia di sicuro.

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