“Per cortesia datemi/dateci spiegazioni perché sinceramente ‘sta cosa mi fa alterare gravemente! Se è così come esposta non va affatto bene. Qui si diventa esattamente come gli altri partiti. Spero in chiarimenti che mi ‘tranquillizzino’ un po’”. Finora, questo è l’unico commento postato sul sito di Beppe Grillo. Ma c’è da aspettarsi che Massimo Grassi non sia l’unico a chiedere spiegazioni dopo aver letto il penultimo punto del “Codice di comportamento degli eletti del Cinque Stelle in Parlamento” che è stato pubblicato on line. In fondo al vademecum per i futuri deputati si parla di soldi. E si scopre che i grillini che approderanno alla Camera risparmieranno solo 2.500 euro a testa. Tradotto, il “cittadino” (così, dice il Codice, dovranno chiamarsi gli onorevoli) guadagnerà 11.283 euro al mese. Poco meno dei colleghi del Pd, del Pdl, dell’Udc e compagnia che godono di buste paga, in media, da 13.783 euro. Grillo, infatti, spiega che “l’indennità parlamentare percepita dovrà essere di 5 mila euro lordi mensili” e che “il residuo dovrà essere restituito allo Stato insieme all’assegno di solidarietà (detto anche di fine mandato)”. Ma si aggiunge: “I parlamentari avranno comunque diritto a ogni altra voce di rimborso tra cui diaria a titolo di rimborso delle spese a Roma, rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, benefit per le spese di trasporto e di viaggio, somma forfettaria annua per spese telefoniche e trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo”. Praticamente, il grosso della torta. E sì che l’allineamento dello “stipendio di parlamentare alla media degli stipendi nazionali” è uno dei punti fondamentali del programma del Movimento Cinque Stelle. Ecco invece perché il “cittadino” eletto sarà ancora decisamente diverso da quello rimasto a casa.

I conti in busta paga
Cominciamo dall’indennità e, per semplificare, facciamo i conti con la busta paga di un deputato (al Senato è un po’ più alta): il lordo è di 10 mila 435 euro. Al netto delle tasse, Montecitorio stima un resto di 5 mila euro in media (l’Irpef dipende dalla regione in cui il parlamentare risiede). Il Codice Grillo dice che l’indennità degli eletti a Cinque Stelle deve essere di 5 mila euro lordi e che il resto va restituito allo Stato insieme all’assegno di fine mandato. Per la stessa logica di cui sopra, possiamo stimare che il netto arrivi a 2.500 euro, la metà dei deputati degli altri partiti. Il resto dei costi della politica, se così li vogliamo chiamare, resta intatto: 3.503 euro di diaria (decurtata, per tutti, in base alle assenze), 3690 euro per le spese di esercizio di mandato, 1.331 euro al mese per le spese di viaggio (per chi vive a più di 100 km da Roma), 258 euro per il telefono. Ogni mese, lo stipendio extra rimane intatto: 8 mila 782 euro, a cui aggiungere l’indennità dimezzata. Il Codice, sia chiaro, dice che ognuno di quegli euro andrà rendicontato mensilmente e reso pubblico sul sito del Movimento. Per i parlamentari non grillini questo obbligo vale solo per il 50 per cento delle spese di esercizio, ovvero per quella parte usata per pagare uno o più collaboratori. Quindi la diaria non verrà percepita per intero, ma solo in base alle spese effettivamente sostenute e certificate on line. Chissà che con l’arrivo nei palazzi dei Cinque Stelle la trasparenza non sia contagiosa. Ma certo, leggendo il Codice, la rivoluzione del risparmio sembra non sia ancora arrivata.

Capogruppo ogni tre mesi
Ecco quali sono, invece, le altre regole per il gruppo che entrerà nel prossimo Parlamento. Intanto le cose già note: assoluto divieto di alleanze (salvo su voti specifici, e dopo aver votato il sì di gruppo) ed evitare di partecipare ai talk show. Poi il rispetto del “non Statuto” e il sito www.movimento5stelle.it come strumento ufficiale di diffusione delle informazioni. Ancora il nome (“Rifiutare l’appellativo di ‘onorevole’ e optare per il termine ‘cittadina’ o ‘cittadino'”) e i requisiti: dimissioni immediate per chi è condannato anche in primo grado. Se invece si è rinviati a giudizio, viene lasciata la possibilità di decidere il da farsi. Si può anche essere espulsi, se si viola il Codice di comportamento: lo decideranno a maggioranza i parlamentari di Camera e Senato, ma la cacciata dovrà essere “ratificata da una votazione on line sul portale del M5S tra tutti gli iscritti, anch’essa a maggioranza”. E poi le votazioni, praticamente su tutto: per decidere gli incarichi nelle commissioni, per portare in Aula le proposte di legge dei cittadini (quelle che hanno un consenso superiore al 20 per cento) e infine per scegliere i capigruppo e i portavoce di Camera e Senato. Dice il Codice che dovranno cambiare ogni tre mesi.

da Il Fatto Quotidiano del 24 novembre 2012

aggiornato da Redazione Web alle 12.48 del 24 novembre 2012

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