A Chartres – cittadina di 40mila abitanti nel cuore della Francia, famosa per una delle cattedrali gotiche più belle del mondo – vanno in scena da ieri fino a domenica i Campionati Europei di nuoto in vasca corta. Vi partecipano 425 atleti per un totale di 35 Paesi: grandi, come Francia e Italia, Germania e Russia; e anche piccolissimi, come Lussemburgo e Liechtenstein, che in quasi un secolo di storia non hanno mai vinto una medaglia. Praticamente tutti, insomma. Tranne la Grecia: la Federazione ellenica ha infatti rinunciato a causa della crisi.

Un’assenza che scuote il mondo dello sport europeo ma che non è un fulmine a ciel sereno. “Abbiamo deciso di non partecipare già da quest’estate, e le ragioni della nostra scelta sono prevalentemente finanziarie”, ha ammesso Dimitris Diathesopoulos, presidente della Federnuoto greca (la Koe). Dietro la rinuncia, un calcolo preciso: in cassa non ci sono abbastanza soldi (nel bilancio per l’anno 2013 si parla di una liquidità di appena 215 mila euro) per finanziare troppi eventi. E con alle porte anche i Mondiali in vasca corta (in calendario a Istanbul, dal 12 al 16 dicembre) la decisione è stata semplice. “Al momento non siamo in grado di mandare i nostri atleti ad entrambe le competizioni, e per questo abbiamo scelto di concentrare il nostro budget su quella più importante”, ha spiegato Diathesopoulos. Anche ad Istanbul, comunque, la spedizione greca risentirà della crisi: la Koe ha per ora confermato la presenza solo di tre atleti, Nora Drakou, Kristel Vourna e Andreas Vazaios (i migliori della squadra, già presenti alle Olimpiadi di Londra 2012). E lo stesso varrà anche per i prossimi e più importanti Mondiali di Barcellona 2013 (in vasca olimpica da 50 metri, dal 28 luglio al 4 agosto prossimo): a parteciparvi non saranno tutti gli atleti che avranno ottenuto i tempi minimi di qualificazione, ma solo i più competitivi ad alti livelli. In base alla disponibilità delle casse federali.

Si tratta di uno dei tanti effetti collaterali del disastro economico che ha colpito Atene negli ultimi tempi: anche lo sport greco, come parte dell’apparato pubblico, è stato colpito dalle drastiche misure di austerity che il Governo si è visto costretto a varare. Negli ultimi tre anni i fondi delle Federazioni sono stati tagliati di quasi il 70%. Gli atleti nel corso dell’anno si allenano in condizioni di disagio, in strutture fatiscenti che non hanno neanche il riscaldamento o l’acqua calda, come denunciato da Mary Thivaiou, direttore tecnico della nazionale di nuoto sincronizzato. E agli ultimi Giochi di Londra 2012 hanno preso parte solo 103 atleti greci, a fronte dei circa 150 che erano stati a Pechino 2008 (per una riduzione di un terzo). Una situazione che sembra destinata anche a peggiorare: giusto due settimane fa il Comitato olimpico ellenico ha dichiarato che, a seguito delle ultime misure adottate dal governo, diverse federazioni sportive saranno costrette a cessare la propria attività a partire dal 1° gennaio 2013, quando i nuovi tagli entreranno in vigore.

Davvero una tragedia greca, insomma. Ma forse non tutti piangono miseria in egual misura. Alle Olimpiadi – mentre i pochi atleti partecipanti erano costretti per ragioni di austerity a lasciare il villaggio olimpico in anticipo in caso di mancata qualificazione alle finali, e a vivere con un budget di soli 20€ al giorno per le spese personali (esclusi vitto e alloggio) – il Comitato Olimpico ellenico allestiva ‘Casa Grecia’ (la sede che ogni nazione ha messo a disposizione dei propri tifosi) nella prestigiosa ‘location’ del Carlton Club, a due passi da Westminster e Convent Garden. Per la modica cifra di 190 mila euro di canone di fitto settimanale. Soldi invero raccolti per metà con sponsor privati e per metà attraverso delle lotterie, ma che potevano essere destinati altrimenti. Così come forse si poteva trovare una soluzione più a buon mercato per il ruolo di commissario tecnico della nazionale di calcio: incarico affidato nel 2010 al brasiliano Fernando Santos, e rinnovato prima di Euro2012 per il prossimo biennio con tanto di ritocco a 600mila euro di stipendio annuo.

Sarebbe bastato qualche spicciolo di questi proventi per finanziare una rappresentanza ellenica, anche piccola, a questi Europei. Ma a Chartres la Grecia non c’è. Ed è la prima volta dal 1996, da quando la competizione ha assunto la formula attuale a cadenza annuale. “Del resto – ha concluso con tristezza Diathesopoulos – oggi molte cose stanno succedendo in Grecia per la prima volta nella storia”. E il futuro non promette nulla di meglio.

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