Un complotto fatto di dossier falsi, attacchi stampa e trame oscure. Tutto per portare al commissariamento della Regione Sicilia. E il complicato puzzle disegnato dal neo governatore della Sicilia Rosario Crocetta. Una strana manovra in cui il presidente siciliano colloca l’articolo del settimanale Panorama, che oggi gli ha dedicato la copertina. Quella del giornale berlusconiano è un’inchiesta che prende spunto da un’informativa del 2003, in cui l’allora vice questore Antonio Malafarina, scriveva a proposito delle elezioni comunali a Gela: “Va rilevato che la campagna elettorale di Rosario Crocetta sarebbe stata in parte condotta da Celona Emanuele, oggi collaborante di Cosa nostra, appartenente alla cosca mafiosa degli Emanuello, più volte notato in compagnia del Crocetta che frequentava la libreria del Celona, il quale avrebbe reso dichiarazioni in merito a questo supporto elettorale”.

Malafarina oggi è stato eletto deputato all’Ars nella lista Crocetta presidente. E da deputato si è presentato in conferenza stampa alla destra del neogovernatore. “Abbiamo indagato su Rosario per un anno intero, è stato passato al pettine senza che lo sapesse: non è mai emerso nessun collegamento con Cosa Nostra” è stata la difesa dell’ex vice questore, che ha stilato quell’informativa nel momento in cui aveva iniziato ad indagare sulle prime minacce che erano giunte all’allora sindaco di Gela. Sui contatti tra l’ex mafioso Celona (poi collaboratore di giustizia) e Crocetta, Panorama pubblica anche le dichiarazioni di Saverio Di Blasi, esponente dei Verdi a Gela tra la fine degli anni ’90 e i primi anni duemila. “Celona – dice Di Blasi – organizzava con Crocetta incontri in un garage del Bronx (quartiere popolare di Gela, ndr). Distribuiva materiale elettorale e saliva con lui sul palco durante i comizi. Celona l’ho incontrato spesso a casa di Rosario e Rosario ci dava spesso appuntamento nella libreria di Celona”. Il neo governatore, sfogliando le fotocopie dell’articolo di Panorama (che in Sicilia arriva in edicola il venerdì), nega però punto su punto la ricostruzione del settimanale. “Di Blasi è un mitomane: non sono mai stato in un garage del Bronx con Celona, non ho mai abitato lì. Celona apre la libreria solo dopo le elezioni, quindi quello che pubblica Panorama è soltanto una calunnia: farò causa al giornale e i soldi che vincerò li devolverò alle famiglie povere dello Zen e di Librino. Ma anche del Bronx a Gela”. Crocetta ha anche spiegato i suoi rapporti con lo storico boss gelese Alessandro Barbieri. “Tra di noi c’era un’affettuosa amicizia – ha raccontato l’ex europarlamentare del Pd – . Non veniva da famiglia mafiosa, quando ci frequentavamo scriveva poesie, e quando negli anni ha intrapreso una strada sbagliata, io non ero neanche fisicamente a Gela. L’ho incontrato una volta, casualmente, e non l’ho nemmeno salutato”.

L’articolo di Panorama, per il governatore siciliano, non è soltanto che il primo gesto di delegittimazione: “Magari mi troveranno anche qualche parente mafioso, in Sicilia non è difficile, metà dei siciliani ha parenti mafiosi”. Il governatore, replicando all’inchiesta del settimanale edito dalla Mondadori, ha spiegato che dal suo punto di vista ci sarebbe addirittura “un attacco serio che punta a cose aperte già questa estate: volere commissariale la Sicilia, attaccare il suo Statuto e il nuovo presidente, insinuando argomenti che non hanno fondamento”. Dietro quest’attacco il neogovernatore ha collocato addirittura l’ex assessore regionale al Bilancio Gaetano Armao, bollato come un “traditore della Sicilia, perché a ridosso delle elezioni, ha concesso contributi all’Ato di Enna. Ufficialmente per pagare gli stipendi, ma per prima cosa fu pagata la sua parcella di 80mila euro. Per questo lo accuso di pubblico tradimento nei confronti della Sicilia”. Crocetta ha anche rivelato di essere al corrente di un tentativo di dossieraggio ai suoi danni operato da ambienti del centro destra in combutta con i servizi segreti tunisini. “Vado spesso in vacanza in Tunisia – ha rivelato il governatore – e dopo la mia scelta di candidarmi a presidente della Sicilia ho saputo da fonti governative tunisine, che dall’Italia, da ambienti legati al centrodestra italiano di altissimo livello, avevano chiesto informazioni ed elementi per costruire una vicenda alla Boffo nei miei confronti, in combutta con i servizi segreti di quel paese: ma lì non si sono prestati a questo gioco”.

Articolo Precedente

Catanzaro, brogli elettorali: il Tar manda a casa sindaco e giunta Pdl

next
Articolo Successivo

Firenze, meno investimenti per 73 milioni. Pdl contro Renzi: “Un incubo”

next