La quotazione in Borsa della Sea, la società degli aeroporti milanesi controllata dal Comune di Milano, è ormai destinata a risolversi in un duello giudiziario. Ieri, primo giorno di raccolta delle prenotazioni da parte degli investitori, i due consiglieri d’amministrazione espressi dall’azionista di minoranza, il Fondo F2i, hanno scritto al presidente della società, l’ex deputato leghista Giuseppe Bonomi, con accuse gravissime. La lettera è stata trasmessa alla Consob, l’autorità di vigilanza sui mercati finanziari. In pratica la mossa equivale a un esposto, del quale la Consob non potrà non tener conto. Secondo i due consiglieri Mauro Maia e Renato Ravasio (quest’ultimo è anche vicepresidente della Sea), nel prospetto informativo di 662 pagine i vertici aziendali non hanno “comunicato al mercato dati sensibili sull’andamento della società”. Secondo quanto riportato dall’agenzia Radiocor, sarebbero stati omessi i dati “che riguardano il traffico degli ultimi due mesi negli aeroporti di Linate e Malpensa, con specifico riferimento a riduzioni significative dei voli”. Inoltre il mercato sarebbe stato tenuto all’oscuro dell’aumentato tempo di riscossione dei crediti nei confronti di compagnie aeree che navigano in cattive acque, come Meridiana, Blu Panorama e Wind Jet. Il prospetto informativo è stato già approvato dalla Consob.

Le accuse sono gravissime. Il vicepresidente Ravasio accusa in sostanza il presidente Bonomi di aver dato un quadro edulcorato delle prospettive della Sea. Due giorni fa Bonomi, presentando l’operazione di collocamento in Borsa della società aeroportuale, aveva promesso che le azioni Sea avrebbero dato un rendimento doppio rispetto ai Btp decennali: cioè un dividendo vicino al 10 per cento del prezzo di collocamento dell’azione, che sarà compreso in una forchetta tra i 3,2 e i 4,3 euro. Sulla pelle dei risparmiatori, chiamati a comprare azioni Sea anche da una martellante quanto entusiastica campagna pubblicitaria, si sta giocando una partita senza esclusione di colpi tra soggetti pubblici. Da una parte ci sono il Comune e la Provincia di Milano. Nell’operazione di collocamento la Provincia venderà al mercato tutte le sue azioni in Sea (il 14 per cento del capitale), mentre, collocando un ulteriore 10 per cento di nuove azioni, cioè un aumento di capitale che finirà nelle casse della Sea, verrà in sostanza finanziato un dividendo straordinario di 147 milioni di euro destinato principalmente alle casse del Comune. Il bastian contrario è il Fondo F2i, soggetto pubblico-privato gestito da un manager di lungo corso come Vito Gamberale (ex Tim ed ex Autostrade). F2i ha come socio principale la Cassa Depositi e Prestiti (statale), e tra gli altri azionisti le due maggiori banche italiane (Unicredit e Intesa Sanpaolo) e le Fondazioni bancarie. L’anno scorso F2i ha acquistato dal Comune di Milano il 30 per cento delle azioni Sea, a un prezzo di oltre 5 euro per azione. Adesso si sta mettendo di traverso alla quotazione a 3,2 euro (la parte bassa della forchetta sembra quella più probabile per il prezzo definitivo), che gli imporrebbe un’immediata , drastica svalutazione dell’investimento, pari a 385 milioni di euro. Nello stesso tempo però i due rappresentanti di F2i denunciano che il prospetto informativo sarebbe edulcorato, con il risultato, se le accuse risultassero corrispondenti al vero, di gonfiare il prezzo delle azioni messe sul mercato rispetto al valore reale della società.

Lo scontro è ormai aperto. Proprio ieri il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha scritto una lettera ufficiale a F2i (non si sa se indirizzata formalmente all’amministratore delegato Vito Gamberale o al presidente Ettore Gotti Tedeschi) invitando l’azionista di minoranza di Sea a rispettare i patti parasociali siglati al momento dell’ingresso di F2i nella compagine azionaria di Sea: tra gli impegni c’è quello di collaborare nella riuscita della quotazione in Borsa. Se l’impegno è stato, a giudizio di Pisapia, disatteso finora, sarà arduo ottenere da F2i una marcia indietro tale da convincere i risparmiatori che in effetti il prospetto informativo è stato fatto a regola d’arte.da Il Fatto Quotidiano del 21 novembre 2012

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