“I sequestratori non avevano in mano nulla”. Lo assicura l’avvocato Nicolò Ghedini, che a margine dell’odierna udienza del processo Ruby a carico di Silvio Berlusconi, torna alla notte del 15 ottobre scorso, quando parlò al telefono con il ragioniere Giuseppe Spinelli, sotto sequestro insieme alla moglie Anna. I sequestratori, ora agli arresti, avrebbero tentato di “vendere” a Berlusconi alcuni documenti sul Lodo Mondadori e filmati su Gianfranco Fini, per una richiesta di 35 milioni di euro. Un obiettivo mai portato a termine, dove Spinelli, sotto minaccia, avrebbe dovuto chiamare Berlusconi per farsi autorizzare il prelievo della somma. “Dopo aver parlato con Berlusconi”, ricorda Ghedini, “il povero Spinelli parlò al telefono anche con me”. Ghedini ricorda la tensione nella voce del ragioniere, minacciato con armi da fuoco, e ribadisce che “fu subito chiara l’inesistenza del materiale che i malviventi sostenevano di possedere, anche se la prima impressione”, conclude l’avvocato, “è stata quella di una banda organizzata di Franz Baraggino

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