La guardia di finanza di Roma ha posto sotto sequestro il porto di Fiumicino, notificando sette avvisi di garanzia, su disposizione della Procura di Civitavecchia. Tra gli indagati c’è anche l’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone, accusato, come gli altri sei, di frode in forniture pubbliche.

Dalle indagini della polizia tributaria è emerso che, attraverso un articolato meccanismo, i lavori venivano affidati a imprese riconducibili, direttamente o indirettamente, al gruppo Acqua Marcia di Roma facente capo a Bellavista Caltagirone. L’obiettivo era quello di realizzare il nuovo porto a costi sensibilmente inferiori ai 400 milioni stimati, il tutto a beneficio delle società del gruppo e a scapito della sicurezza e della qualità delle strutture realizzate, per un valore di 19,5 milioni. Oltre a Caltagirone, sono indagati i legali rappresentanti e i consiglieri delle società coinvolte e il direttore dei lavori.

La posizione di Bellavista Caltagirone, detenuto nel carcere di Imperia dal luglio scorso per una truffa riguardante lo sviluppo del porto della città ligure, potrebbe dunque aggravarsi. L’imprenditore romano, che assieme ad altri 10 imputati sarà a processo a Torino il 30 novembre, era stato arrestato il 5 marzo scorso, assieme all’ex direttore della Porto di Imperia spa, il geometra imperiese Carlo Conti. Ai domiciliari invece, erano finiti Andrea Gotti Lega, di 68 anni, romano, all’epoca dei fatti nel Cda della Porto di Imperia, oltre all’ex vice presidente del Consiglio di amministrazione di Acqua Pia Antica Marcia Delia Merlonghi. Conti e Caltagirone erano stati in carcere fino al 21 aprile, quando furono concessi i domiciliari a Caltagirone e Conti, invece, fu rimesso in libertà. L’imprenditore romano, però, a luglio è tornato in carcere, per un aggravamento della misura, in quanto, secondo l’accusa avrebbe continuato a gestire le sue società. A ottobre, la Suprema Corte ha respinto i ricorsi dei difensori degli arrestati, confermando le esigenze cautelari. Tra le carte dell’inchiesta sul porto di Imperia compariva anche l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola già all’epoca erano emersi dubbi sulla condotta di Bellavista Caltagirone nella gestione dei lavori del porto laziale.

La storia del porto di Fiumicino è vecchia di quarant’anni. L’idea dell’approdo di Isola Sacra risale a metà degli anni ’70, ma da allora, tra rinvii e ricorsi a Tar e Consiglio di Stato, sono passati quattro decenni. Secondo l’ambizioso progetto iniziale, il porto avrebbe dovuto contenere millecinquecento posti barca, quattro darsene su 104 ettari per una forza lavoro di 2.000 persone con aree verdi, negozi, bar, ristoranti e quasi 3.500 posti auto. La posa della prima pietra è datata febbraio 2010. A contendersi i lavori, nel corso degli anni, sono state due società, la Sofim e la Ip.

Dopo una serie di rinvii, agli inizi del 2000 venne scelta la proposta della Sofim, il cui progetto definitivo però non passò il vaglio della Conferenza dei Servizi che lo ritenne difforme rispetto alla prima bozza precedentemente approvata. Nel 2002, dunque, la scelta ricadde sul progetto della Ip (Iniziative Portuali), mentre Tar e Consiglio di Stato respingevano i ricorsi della società concorrente. L’analisi del nuovo progetto da parte della Conferenza Servizi slittò di mese in mese, complici polemiche politiche e manifestazioni contro quello che il centrosinistra e i Verdi etichettarono come un “ecomostro”. Alcuni comitati cittadini per la difesa del territorio diedero vita anche a manifestazioni e cortei contro le realizzazione del nuovo porto turistico, intimoriti dalla colata di cemento sugli arenili di Isola Sacra. Il progetto preliminare, per un investimento di circa 400 milioni di euro, venne finalmente approvato nel settembre 2004, ma solo sei anni dopo furono aperti ufficialmente i cantieri, affidati all’Acqua Marcia spa di Francesco Bellavista Caltagirone che avrebbe dovuto concludere l’opera nel 2015. “Il nuovo porto turistico di Fiumicino rappresenta qualcosa che è stato lungamente atteso ed in numeri è il più importante approdo del Mediterraneo – disse Caltagirone all’epoca dell’inaugurazione dei lavori – Abbiamo l’ambizione che diventi il più importante d’Europa”.

Contrariamente al suo nome – Porto della Concordia – solo un anno dopo l’opera si incagliò con la società che si affrettò a smentire un ventilato stop ai lavori. Un mese dopo cominciarono gli stati di agitazione da parte dei trasportatori e fornitori che lamentarono il mancato pagamento di Acqua Marcia alla ditta subappaltatrice dei lavori. Polemiche che portarono alla sospensione dei lavori nei cantieri. Lo scorso maggio, in seguito allo scandalo del porto di Imperia e il conseguente arresto di Bellavista Caltagirone per truffa aggravata, la Ip fu costretta a rescindere consensualmente il contratto con l’Acqua Marcia, affidando la conclusione dei lavori del porto a Italia Navigando, società del Gruppo Invitalia.

Dall’Acqua Marcia fanno sapere che il contratto che la legava alla società concessionaria (Iniziative Portuali) è stato risolto lo scorso 11 maggio e, quindi, “il cantiere è contestualmente tornato nella disponibilità della società concessionaria”. La società, prosegue il Gruppo, “non essendo più direttamente impegnata nella costruzione dell’opera, resta esclusivamente in qualità di socio dormiente nella compagine sociale di Ip”. L’Acqua Marcia ricorda inoltre che nell’ambito del procedimento aperto presso il tribunale civile di Civitavecchia in relazione dei lavori, è stata consegnata lo scorso 8 ottobre una consulenza di parte realizzata dal professor Giuseppe Scarpelli, docente di Geotecnica dell’Università Politecnica delle Marche, secondo la quale “l’opera è sicura, realizzata a regola d’arte e con materiali idonei“. “Il progetto esecutivo del Molo Traiano è sicuramente affidabile – scrive il consulente di parte -; l’opera presenta tutti i necessari margini di sicurezza prescritti dalla normativa vigente” ed “è stata costruita rispettando sostanzialmente le prescrizioni del progetto definitivo, risultando a questo conforme nelle sue caratteristiche geometriche generali, nella qualità dei materiali posti in opera, nelle sue caratteristiche funzionali”. Infine, sostiene sempre il consulente, “l’opera realizzata presenta alcuni importanti difetti costruttivi puntualmente evidenziati dalla direzione lavori, ben noti ad Acquatirrena (la società del gruppo Acqua Marcia che seguiva i lavori), che ha sempre agito attivamente per imporre all’impresa il rifacimento delle parti di opera non conformi al progetto fino a imporre la sospensione dei lavori e la rescissione del contratto con l’impresa costruttrice”.

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