Violazione delle norme sui rifiuti radioattivi. Si aggrava la posizione di Sogin – ditta incaricata della dismissione – e dei responsabili della ex centrale nucleare di Caorso, nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Piacenza sulla manutenzione e la gestione dei fusti radioattivi.

Nel fascicolo di indagine, aperto dal sostituto procuratore Antonio Colonna si fa riferimento all’articolo 102 del decreto legislativo 230 del 1995. Una violazione che prevede l’arresto da due a sei mesi o con l’ammenda da 10mila a 40mila euro e se risultassero superati i limiti di esposizione, previsti dall’articolo 96, la sanzione è dell’arresto da sei mesi a tre anni o l’ammenda da 10mila a 50mila euro.

La segnalazione era partita da un articolo del settimanale “Il Punto”, che aveva anche pubblicato alcune foto dei bidoni sotto accusa, in cattivo stato di manutenzione. Una vicenda che, in precedenza, era stata discussa anche in una trasmissione della tv cremonese Telecolor. Così il sostituto procuratore, dopo aver acquisito sia l’articolo che la trasmissione tv ha aperto l’indagine.

Ma le indagini non si basano solo sulle informazioni avute dai media. Quando scoppiò il caso anche l’Ispra (Istituto superiore per l’ambiente) aveva segnalato in una relazione la corrosione di alcuni fusti tra gli 8mila conservati alla centrale di Caorso. Ora la procura ha affidato all’Arpa alcune analisi, mentre l’Ispra verificherà se Sogin, e i responsabili di Caorso, abbiano rispettato le disposizioni.

Sono una ventina i bidoni che contengono ancora materiale radioattivo nel mirino e almeno tre quelli corrosi da cui ci sarebbe stata la fuoriuscita di materiale.

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