Quando parliamo di violenza, siamo abituati a pensare ad un corpo che riceve un colpo inferto da una mano o da un’arma. Ieri, in Italia ed in Europa, si sono tenute delle manifestazioni contro le attuali politiche governative e si sono verificati diversi episodi di aggressività. La polizia ha spesso caricato i manifestanti, i quali non hanno nascosto una fortissima rabbia ed indignazione ed alcuni di loro non sempre hanno mostrato intenzioni pacifiche. Gli scontri sono stati innumerevoli e, anche nel recente passato, i momenti di tensione che sconfinano in comportamenti violenti sono diventati frequenti.

Considerando quello che sta succedendo nel nostro paese ossia:

  • uomini e donne vengono privati della possibilità di costruirsi un futuro perché precari;
  • genitori vengono privati della possibilità di crescere in modo dignitoso i propri bambini oppure di godersi la pensione e la parte finale della propria vita perché devono aiutare figli già adulti ad arrivare alla fine del mese;
  • liberi professionisti vengono privati di una parte consistente dei loro guadagni a causa di un sistema di tassazione spropositato;
  • un popolo viene privato della capacità di scegliere chi debba rappresentarlo (senza parlare della sovranità monetaria, ormai persa da tempo);
  • studenti vengono privati della possibilità di studiare con mezzi adeguati;
  • ricchi diventano sempre più ricchi;
  • bisognosi diventano sempre più bisognosi;
  • persone con disagi fisici, psicologici e sociali sono sempre più abbandonate a sé stesse;
  • operai vengono privati delle maggiori conquiste sindacali del secolo scorso;

Io mi chiedo: la risposta di chi è sceso in piazza può essere mai considerata violenta nell’accezione comune o è semplice legittima difesa?

Quello che ho elencato (e avrei potuto continuare) non è forse anch’esso una forma di violenza?

Ad ognuno la sua opinione, ma chiudo il post con l’articolo 52 del codice penale italiano in cui leggiamo: “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa.”

di Mario De Maglie

 

Articolo Precedente

Il linguaggio del gatto, una comunicazione intraducibile

next
Articolo Successivo

Omosessualità, in Usa le chiese dei cow boy: “La curiamo con l’ippoterapia”

next