Come altri circa 2 milioni di italiani, ho assistito al primo confronto fra i candidati alle primarie di Centrosinistra trasmesso da Sky Tg24 .

Sono rimasto molto bene impressionato: erano anni che non mi imbattevo in una trasmissione di comunicazione e informazione politica così bene organizzata sulla tv italiana. Di questo va dato merito alla redazione di Sky, che ha scelto di riprodurre quasi perfettamente il modello televisivo ormai consolidato delle primarie statunitensi, trasmesso in tutta America da varie emittenti. Merito va riconosciuto anche ai politici candidati, che mai come questa volta hanno cercato di rispondere in modo chiaro e sono stati alquanto precisi nel dire “sì sì” o “no no” a seconda delle domande ricevute.

Chi più, chi meno, tutti i candidati del centrosinistra mi sono apparsi competenti, civili, consapevoli dei tempi in cui viviamo, concreti nel limitare le loro promesse a ciò che è realistico poter fare nei prossimi cinque anni di governo e rispettosi dei loro avversari di coalizione. Un bel passo avanti, considerando chi ha tenuto la scena politica italiana dal 1994 al 2011.

Fin qui le lodi. Ma un post su questo blog ha senso se presenta anche delle critiche e offre dei suggerimenti su come migliorare qualcosa. Ecco dunque il mio piccolo eptalogo in proposito:

1) Estendere la linea. Il confronto fra chi si candida alla guida del Paese riveste un interesse pubblico che deve andare sopra a quello di mercato. Celebriamo Sky per aver avuto l’idea di trasmettere questo primo incontro, per averlo messo in rete, e per aver saputo copiare il format in modo efficace (ci vuole talento anche nel saper copiare bene) ma il prossimo incontro va trasmesso in chiaro da parte di tutte le tv che sono interessate a trasmetterlo, in diretta o differita. Approfitto per porre una domanda: ma chi guida la Rai oggi, vale a dire Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi, non dovrebbero rispondere  del fatto di essersi fatti superare da Sky su questo terreno?

2) Togliere la pubblicità. Una parte di quei soldi pubblici che vanno oggi ingiustamente a riempire le casse dei partiti, sarebbe meglio investita se data alle televisioni che si sobbarcano l’incarico di trasmettere in chiaro e senza spot l’evento.

3) Uscire dal teatro in stile X-factor. Copiamo anche in questo dagli Usa o dal Canada: si trasmetta il prossimo incontro dalla palestra o l’aula magna di una università o di una scuola pubblica, possibilmente non la più sghicia d’Italia, ma anzi, si vada in una scuola di periferia del Sud Italia, dove se la palestra c’è ha le mura con l’intonaco scrostato o la muffa, perché quello è il Paese che quei politici si candidano a raddrizzare.

4) Meno domande, più tempo per rispondere. Benissimo il grande cronometro e benino il conduttore (vedi punto 5) che ha tutto sommato tenuto a banda lo sforamento delle risposte dei cinque candidati, ma nemmeno Nembo Kid saprebbe dare una risposta esauriente sul come tagliare le tasse o come combattere l’evasione fiscale in 90 secondi. Così, inoltre, si privilegia chi va fortissimo a condensare una risposta complessa in pochi secondi, ma poi manca della capacità per approfondire ogni questione. Basterebbe dare, per le risposte più complesse, fino a tre/quattro minuti ai candidati, e ciò che si perde in ritmo televisivo, si acquista in capacità di giudizio.

5) Moderatore: meno commenti. Il ruolo del giornalista in eventi come questo, dove le domande sono state  preparate dalla redazione, deve essere quello di aiutare il confronto. Come scrive Martin Goldfarb sul canadese Globe and Mail, “il moderatore è un facilitatore, non un partecipante”. Questo non esclude che il giornalista possa, al termine, aggiungere una domanda extra per tutti, come mi pare abbia fatto Semprini quando ha chiesto due nomi da inserire nel proprio pantheon ideale, e ha ottenuto l’unica risposta di cui tutti si ricordano a distanza di 24 ore (purtroppo per i 5 candidati, viste le scelte). Ma in generale Semprini ha interloquito troppo, commentato troppo e commesso anche troppi errori: sarà stata l’emozione, eppure lui non era un candidato.

6) Pubblico in sala: zitti e mosca. Molto meglio avere tanto pubblico in sala che trasmettere da una bolla di vetro: serve ai candidati e diverte il pubblico presente. Ma il conduttore a inizio collegamento deve ordinare al pubblico di ascoltare senza interrompere con applausi, fischi, mormorii o altri segnali, perché vanno a togliere secondi preziosi alle risposte dei candidati. E perché c’è un assai maggiore pubblico a casa a cui non interesse sentire la reazione del pubblico in sala, ma vuole invece sentire bene le risposte dei candidati.

7) Le domande dai fedelissimi: massimo 20 secondi. La domanda più efficace è quella che si può fare in dieci secondi, lo sanno bene gli studenti di giornalismo. Diamone venti ai fedelissimi dei candidati, che spesso di comunicazione sanno troppo poco. Ma non più di 20 secondi, e voglio il cronometro in onda anche per loro. Chi non riesce a sintetizzare, impari, o lasci l’incombenza ad altri: non vogliamo lezioncine morali o sermoncini, vogliamo una frase corta col punto interrogativo alla fine.

 

 

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