Pacs in terra era un messaggio di felicitazioni che dall’Italia partiva verso la Francia nel 1998, quando il governo Jospin varò la legge sulle unioni civili (Pacte Civil de Solidarité). A quindici anni di distanza la Francia procede al riconoscimento del matrimonio fra persone dello stesso sesso, grazie a un altro governo di sinistra, perché occorre sottolineare che la destra europea che si pretende moderna al massimo si è limitata a non abrogare le norme filogay ma non ne ha promosse.

E’ difficile per me non essere colta da un certo scoramento in paragone a quanto avviene qui, dove il parlamento dimostra di considerare l’omofobia un valore da difendere, continuando a bocciare la legge antiomofobia. La Francia è vicina, come lo è la Spagna, ma sui diritti lgbt la vicinanza non ha avuto effetti da noi, forse anche a causa dei sistemi elettorali di quei paesi, che evitano le logiche di coalizione. La legge elettorale in Italia è differente ed è in corso di manipolazione da parte delle destre, al fine di compromettere la probabile vittoria del centrosinistra e imporre il Monti bis o altra detestabile soluzione che garantisca di continuare a togliere ai poveri per dare ai ricchi, con la beneficenza come ammortizzatore sociale. Se si sventerà questo imbroglio, forse sarà la volta anche per l’Italia di un riconoscimento dei diritti di lesbiche e gay, dato che tutti i candidati alle primarie del centrosinistra, tranne Tabacci, si impegnano almeno per le unioni civili, e Vendola per i matrimoni.

La crisi del capitalismo, che impoverisce chi lavora di salario e di diritti, spoglia un po’ di più chi vive nelle coppie di fatto e non può sposarsi: niente detrazioni, niente agevolazioni, niente. Il movimento gay francese nel ’98 fece ricorso all’occupazione simbolica della sede del partito socialista per chiedere la massima sollecitudine nell’approvazione dei Pacs; le recenti elezioni americane hanno visto il 70% di gay, lesbiche e trans votare per Obama; azioni di pressione e di supporto sono auspicabili anche qui. E’ necessario però che le persone possano avere un po’ di fiducia nell’alternativa: noi lesbiche e gay di acquisire diritti molto materiali, oltre che molto simbolici, tutte le donne di non essere apprezzate solo se “sedute su una fortuna”, chi lavora di non doverne morire e di non essere schiavizzato. Il 14 novembre prossimo c’è lo sciopero europeo contro le politiche economiche disumane dei pareggi di bilancio, che portano la gente a suicidarsi per gli sfratti, come accaduto in Spagna. C’è bisogno di raccogliere quei bisogni per cambiare

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