Fiducia nel paese e nei suoi fondamentali economici. Meno nella sua situazione politica. Secondo quanto afferma il quarto  ‘Rapporto sulla stabilità finanziaria’ di Bankitalia, il calo dei rendimenti sui titoli di Stato e la ripresa degli acquisti esteri “denotano un ritorno di fiducia nella sostenibilità dei conti pubblici italiani”, anche se la crescita è debole e permane l’incertezza sull’evoluzione del quadro politico che minaccerebbe l’azione di riforma. “In Italia si registra un calo dello spread sovrano – si legge nella relazione – e il ritorno degli investitori esteri sul mercato dei titoli di Stato. Malgrado il peggioramento del quadro economico, la politica di bilancio resta orientata al risanamento finanziario”.

Secondo quanto emerge dallo studio della Banca d’Italia, però, già dal 2013 sarà possibile stabilizzare il rapporto debito/pil nonostante la debole crescita economica, il livello tuttora elevato del costo di finanziamento e gli esborsi a sostegno dei paesi in difficoltà. Nel rapporto si segnala come “il mantenimento del pareggio di bilancio in termini strutturali assicurerebbe una riduzione apprezzabile del rapporto debito/Pil”. Un dato al quale si giunge alla luce di diverse simulazioni. In uno scenario ‘standard’con il mantenimento del pareggio di bilancio in termini strutturali e il costo medio del debito e la crescita costanti ai livelli del 2015, “il rapporto debito/PIL, pari al 126,4 per cento nel 2012, scenderebbe lievemente nel 2013, portandosi al di sotto del 120 per cento nel 2015 e al 102 nel 2020; l’avanzo primario che assicura il pareggio di bilancio salirebbe al 6 per cento nel 2017 per poi scendere al 5,4 nel 2020”. Ma anche in uno scenario più sfavorevole, segnala Bankitalia, “il rapporto debito/pil continuerebbe a ridursi, pur se meno rapidamente (al 113 per cento nel 2020); il pareggio di bilancio richiederebbe tuttavia un avanzo primario crescente, fino al 7 per cento del pil nel 2017”.

Dal rapporto emerge anche che le condizioni finanziarie delle famiglie “rimangono nel complesso equilibrate”, con un livello “relativamente contenuto dell’indebitamento” anche se il problema è che i redditi non crescono. Infatti secondo il rapporto “il principale rischio è rappresentato dalla debole dinamica del reddito”. Secondo Bankitalia “la crisi non sembra aver modificato in misura significativa le condizioni debitorie delle famiglie. Con riferimento al 2010, la quota di nuclei familiari indebitati è contenuta (pari a circa un quarto del totale); risulta in leggero calo, specie tra le famiglie a basso reddito, soprattutto come conseguenza dell’irrigidimento delle politiche di offerta di credito da parte delle banche”.

Per il biennio 2011-12 si stima che la percentuale di famiglie vulnerabili sia pari al 2,2% del totale, come nel periodo precedente. Considerando il reddito monetario, la quota di famiglie vulnerabili è pari al 3,6%. A fronte del livello relativamente contenuto dell’indebitamento e del basso costo del denaro, spiega il rapporto, “L’Italia – ha commentato il vice direttore generale Fabio Panetta – continua ad avere una condizione della finanza pubblica non invidiabile ma la situazione finanziaria delle famiglie resta robusta”.

La situazione non è delle migliori, invece, nell’eurozona: “L’economia dell’area dell’euro mostra nuovi segni di debolezza, con andamenti difformi tra paesi”. Tuttavia si è attenuata la crisi del debito sovrano grazie all’azione della Bce e ai progressi delle politiche a livello europeo e a quelli conseguiti a livello nazionale. La domanda interna, prosegue il rapporto, “risente della perdurante incertezza sull’evoluzione della crisi del debito sovrano, oltre che delle manovre restrittive di finanza pubblica attuate in più paesi. Ha inoltre inciso il rallentamento delle altre principali economie. Solo di recente sono emersi segnali di rafforzamento negli Stati Uniti e in alcune economie emergenti”.

Allo stesso tempo, il mercato dei titoli di Stato mostra segni di miglioramento: “Le emissioni di titoli pubblici sono proseguite con regolarità anche nelle fasi di maggiore tensione”. La ripresa degli acquisti da parte degli investitori esteri negli ultimi mesi è seguita alla considerevole discesa dei tassi sulle nuove emissioni. La vita media residua dello stock di debito pubblico rimane elevata nel confronto con i principali emittenti sovrani dell’area dell’euro. La liquidità del mercato secondario dei titoli di Stato è ulteriormente migliorata. Nel 2013 le scadenze di titoli a medio e a lungo termine saranno di ammontare inferiore rispetto al 2012 e avranno una distribuzione piu’ uniforme nel corso dell’anno.

Articolo Precedente

La grande bufala dei numeri sparati dai politici

next
Articolo Successivo

Crac FonSai, nuove accuse a Torino per la gestione Ligresti

next