Può capitare che una domenica pomeriggio di metà novembre, mentre la Fiorentina le suona di santa ragione al Milan, l’Italia è sotto una pioggia battente e Alfano annuncia un probabile cambio di sigla e simbolo elettorale, una ragazza di 17 anni venga investita e trascinata per 200 metri (questo il racconto di un agente al TG1). 

Una foto di Altea Trini

Altea Trini era in gita in bicicletta con gli scout, quando è stata travolta da un fuoristrada che è riuscito a fermarsi solamente 300 metri dopo l’impatto. La violenza con cui è stata ammazzata, la giovane età, gli occhi verdi, la bellezza acerba non traggano però in inganno chi legge: la morte di Altea non è nulla di speciale, ogni 30 ore c’è qualcuno come lei che lascia la propria vita sulla strada, più o meno allo stesso modo.

A dimostrarlo è il rapporto Aci Istat appena pubblicato: nel 2011 i ciclisti uccisi sono stati 282, con un aumento del 7,2% rispetto all’anno precedente nella totale indifferenza di pressoché chiunque.

Il grande dispiacere è che dopo quest’ennesima giovane vita strappata tutto rimarrà esattamente come prima e a noi non resterà da fare altro che aspettare la prossima tragica “fatalità”, esattamente come dopo Massimo Magnaguagno, 13 anni, ucciso il 30 ottobre mentre tornava da scuola, abbiamo aspettato che toccasse a Simone Della Valle, 19 anni,  schiacciato da un camion in una rotonda l’8 novembre e quindi ad Altea, ieri.

Il grande dispiacere in ognuno di questi casi è leggere che i morti appartengano sempre a delle normalissime quanto anonime famiglie: l’Italia è la terra delle leggi ad personam, è il paese in cui affinché cambi qualcosa occorre che si vada a danneggiare l’interesse particolare del potente di turno.

È per questo motivo che ogni volta che leggo dell’ennesimo caso di brutale assassinio sulle strade, vado a controllare il cognome: se Altea di cognome si fosse chiamata “Passera”, “Monti”, “Fornero” o Clini”, probabilmente oggi avremmo su tutti i giornali editoriali di grandi penne scagliate contro il mito della velocità che, come un nuovo minotauro, chiede il sangue fresco di qualche innocente; nel giro di pochi giorni avremmo sugli scranni del parlamento una proposta di modifica del codice della strada così come indicato nel Libro Rosso della Ciclabilità e della Mobilità Nuova.

E invece no, anche questa volta faremo finta di niente e ci sarà chi dirà che se Altea è morta è stato solamente perché un’automobolista arrogante ha pestato troppo a fondo sul pedale del gas trasformando il proprio fuoristrada in una specie di missile e nessuno discuterà mai del fatto che nel nostro paese un’automobilista arrogante abbia la possibilità di pestare a fondo sul pedale del gas del proprio bolide fino a uccidere una ragazzina.

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