Da noi sono cattedrali nel deserto, in Inghilterra le chiamano white elephants. Sono quelle opere pubbliche i cui spropositati costi di fabbricazione e mantenimento rendono a posteriori inutile, se non dannosa, la loro costruzione. E da oggi lo Stadio Olimpico costruito per Londra 2012 è ufficialmente un elefante bianco. Lo ha ammesso davanti alla commissione della London Assembly il responsabile della LLDC (London Legacy Development Corporation) Dennis Hone, che ha dichiarato: “La riapertura dello Stadio Olimpico per il 2014 è impossibile. Per il 2015 è molto difficile. Probabilmente potrà tornare in funzione al più presto per il 2016”. Ovvero oltre quattro anni dopo la cerimonia di chiusura di Londra 2012, quando saranno terminate anche le Olimpiadi di Rio 2016. E di quelle londinesi, e del loro stadio costato oltre 565 milioni di euro di soldi pubblici, rimarrà solo uno sbiadito ricordo.

Che il futuro dello Stadio Olimpico fosse destinato all’incertezza era chiaro già nel 2010, quando sembravano favoriti ad aggiudicarsene l’eredità post olimpica le locali squadre di calcio del West Ham e del Tottenham. E quando cominciavano a emergere le prime indiscrezioni sulle migliaia di tonnellate di rifiuti tossici e radioattivi sotterrate in tutta fretta nel Parco Olimpico che circonda l’impianto. Allora la OPLC (Olympic Park Legacy Company, oggi trasformata in LLDC) scelse il West Ham, che si era però proposto di fare i lavori di riconversione con i fondi pubblici del Council di Newham, il comune di Londra nel quale sorge lo stadio. Il Tottenham fece allora un esposto all’Unione Europea per violazione delle leggi sulla pubblica concorrenza, e nel 2011 la stessa OPLC dovette ritirare l’assegnazione del bando prima del pronunciamento della Corte di Giustizia Europea.

Una nuova asta per decidere chi avrebbe utilizzato l’impianto, magari con un’offerta che avrebbe permesso alla città di Londra di limitare le spese sostenute, doveva concludersi a maggio 2012. Poi la data è stata rimandata a ottobre, e infine a dicembre. Dato che sono presto decaduti i fantasiosi progetti governativi di tenere in vita un’opera pubblica così costosa per farci solamente qualche concerto estivo o la sede dei meeting nazionali di atletica. O, addirittura, come paventava qualcuno, un circuito per la Formula Uno o la casa di una squadra di football della NFL, che avrebbe dovuto trasferirsi a Londra e poi partecipare al campionato americano. Il mese scorso il sindaco Boris Johnson ha annunciato il piano per la riconversione attraverso l’installazione di seggiolini estraibili, che permetterebbero così il mantenimento della pista di atletica per i meeting estivi e l’utilizzo dell’impianto per il calcio durante l’inverno.

E le stime sui costi di riconversione sono subito raddoppiate, da una prima ottimistica stima di 120 milioni agli oltre 250 milioni attuali. Soldi che, ancora una volta, devono essere sborsati dai contribuenti londinesi. Il problema, come sottolinea lo stesso Hone, è quello della riconversione in un sito appetibile per i club calcistici, gli unici che potrebbero trovare vantaggi a sfruttare uno stadio da oltre 80mila posti. “Le esigenze per riconvertire lo Stadio Olimpico in uno stadio di calcio variano a seconda della squadra interessata, e a seconda delle diverse opzioni variano anche i costi e la data di una possibile riapertura dell’impianto”, ha spiegato. Il fatto è che nessuna delle squadre oggi interessate, dal West Ham al Tottenham al Leyton Orient, ha intenzione di accollarsi i soldi per le spese di riconversione: per togliere o coprire la pista di atletica e per creare le aree di ospitalità e ristoro necessarie per uno stadio di calcio.

Oggi l’unico accordo certo è quello con la federazione di atletica, che organizzerà meeting estivi di 20 giorni – da cui la necessità di mantenere la pista di atletica e di costruire posti a sedere temporanei per coprirla durante l’inverno calcistico – e i Mondiali di Atletica del 2017. Sempre che lo Stadio Olimpico sia pronto per quella data. Per l’utilizzo a lungo termine, a partire comunque non prima dell’agosto 2016 come ha detto oggi Hone, rimane invece favorito il West Ham, la cui ultima offerta è un affitto di 99 anni dell’impianto con le spese di riconversione tutte a carico della cittadinanza, motivando la proposta con il fatto che le spese strutturali nel caso di affitto sono a carico del locatore, e che comunque in questo modo ci sarebbe la possibilità di creare nuovi posti di lavoro nell’area. Comunque vada, il futuro dell’impianto simbolo delle Olimpiadi di Londra 2012 sarà un insuccesso. A spese della comunità, come ogni elefante bianco che si rispetti.

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