Considerate le per nulla banali e scontate origini geografiche – o sarebbe forse meglio dire geopolitiche – sono praticamente certo che i tre futuri Therapy? sono venuti su da ragazzi cantando a squarciagola l’inno Alternative Ulster degli eroi punk nordirlandesi Stiff Little Fingers, il cui Inflammable Material resta a distanza di oltre tre decadi uno dei dischi maiuscoli ed irrinunciabili del punk rock britannico. Del resto non hanno mai lesinato in fatto di tributi a chi è venuto prima di loro ed ha indicato la sghemba via: tra le cover che appaiono nei loro album non lasciano indifferenti quelle di Diane degli Husker Du, capolavoro originariamente contenuto nell’EP del 1983 Metal Circus, e di Isolation dei Joy Division, altro classicissimo. Non ci stupisce dunque constatare che l’autore della foto in bianco e nero di copertina di Infernal Love del 1995, disco peraltro lievemente sottotono rispetto ai precedenti, è quell’Anton Corbijn che avrebbe firmato una dozzina d’anni più tardi Control, un film visivamente straordinario sulla figura di Ian Curtis e sulla Manchester della Factory.

Si sente che i Therapy? hanno continuato a suonare in tutti questi anni – per quanto l’attenzione loro dedicata dai media si sia eclissata dopo il periodo d’oro degli esordi tra la fine degli Ottanta e la metà dei Novanta – perché il loro nuovissimo A Brief Crack of Light costituisce ancora un ascolto assolutamente piacevole ed onesto, musicalmente non sputtanato quanto quello di altri gruppi che sono tornati dalle tombe a picchiare contro i portoni delle nostre case pretendendo il loro tributo di sangue. I loro primi lavori li inseriscono a buon diritto in quella scuola noise emersa negli Ottanta oltreoceano da progenitori eccellenti quali Big Black, Swans, Jesus Lizard e la successiva scena post-hardcore ed alternative metal di Helmet, Unsane, Biohazard e Cop Shoot Cop, dalla SST alla Amphetamine Reptile alla Touch and Go, per intenderci. Nel nuovo disco ancora riecheggia quell’epoca: per quanto lievemente edulcorati vi assicuro che a chi ha mosso i primi passi in quel contesto questi pezzi procurano ancora qualche fremito e qualche brivido come una madeleine un po’ rafferma anche se sarebbe meglio dire una Luisona per chi come me predilige da sempre i bar sport rispetto alle pasticcerie fighette.

Come dicevamo gli esordi del gruppo di Andy Cairns sono piuttosto aspri. Basti ascoltare i lavori dei primissimi Novanta come Babyteeth (Wiija), Pleasure Death (Southern), dischi che mettono in luce una certa affinità con gruppi che prima di loro avevano digrignato i denti: la copertina del singolo Teethgrinder è quasi un tributo a quella di Filth, il disco di debutto degli Swans di Micheal Gira. Siamo nel periodo in cui il noise ed il grunge fanno il botto e le major cercano di accaparrarsi le stelle dell’underground dai Dinosaur Jr. ai Sonic Youth ai Nirvana. Anche i Therapy? Non sfuggono e vengono messi sotto contratto dalla A&M e sotto queste insegne luccicanti sfornano le loro opere migliori: prima Nurse nel 1992 e poi nel 1994 Troublegum, il loro disco definitivo e più completo, quello in cui raggiungono la perfetta sintesi ed equilibrio tra aspirazioni pop melodiche, brillante vena compositiva e desiderio di dar corpo in forme rispettabilmente punk rock e quasi emo-core alla loro rabbia. Forse riascoltato oggi fa anche un po’ sorridere in certi passaggi ma Troublegum era un disco diretto e senza spocchia che parlava da sé, dritto al cuore, dalla prima all’ultima traccia. Se in quel periodo ascoltavi gruppi come Nine Inch Nails e Cop Shoot Cop potevi trovare in queste canzoni azzeccatissime quella deriva più pop e canticchiabile che non veniva sempre esplorata da band indubbiamente superiori a loro ma un po’ più intellettuali. Stop It You’re Killing Me rende evidentemente omaggio agli Husker Du, tanto per intenderci, che in fatto di vena melodica in ambito post-hardcore ne sapevano a pacchi ed avevano fatto letteralmente scuola insieme a Mission of Burma e compagnia. Screamager, tanto per restare in tema, va a sbattere felicemente sui Bad Religion mentre Nowhere è l’apoteosi di questo gusto “jukebox” citazionista molto genuino e pirotecnico, quasi un perfetto bignami di come si scrive un pezzo di punk melodico a metà Novanta. Trovo ancora queste canzoni irresistibili nonostante tutto e nonostante gli anni passino per tutti e la mia testa va su e giù mentre scrivo queste parole.

Therapy? in concerto sabato 10 novembre al Rock Planet di Pinarella di Cervia. Apriranno i Black Sound Empire.

Articolo Precedente

Il Cyrano di Alessandro Preziosi al Duse di Bologna

next
Articolo Successivo

Celestini, Ravello e un viaggio in Africa. Al via la stagione 2012 del teatro Itc

next