“Entro dicembre sarà effettuata l’asta a pagamento per la assegnazione delle frequenze digitali tv…”. Così parlò  il ministro Passera e, naturalmente, anche in quella occasione, non mancarono i coristi che intonarono peana ed inni di gioia.
 
Un silenzio, quasi tombale, sta invece circondando la notizia, pubblicata da alcuni quotidiani, relativa ad una lettera che la commissione europea per la Concorrenza ed i mercati avrebbe spedito al Governo italiano per rilevare insufficienze e limiti della modalità dell’asta prossima ventura. Le contestazioni riguarderebbero proprio la insufficiente apertura del mercato, le modalità di assegnazione dei blocchi di frequenze, il rischio che il boccone prelibato finisca nelle mani dei solito noti, a partire da quelle rapacissime dell’ex presidente del Consiglio.
In caso di mancata risposta l’Europa non esiterebbe ad aprire, nei confronti della Italia, una nuova procedura di infrazione con relative multe a carico dei contribuenti. Non si tratta di sospettare alcunché, ma semplicemente di conoscere la storia italiana recente e quella relativa alla malefica influenza esercitata dal conflitto di interessi nella vita politica e nel mercato dei media e della pubblicità. Del resto, e non casualmente, Berlusconi ha contrattato l’appoggio al governo Monti in cambio di una rinuncia, da parte del nuovo esecutivo, a mettere mano a qualsiasi riforma del settore: dal conflitto di interessi alla legge Gasparri.
 
Tutto è restato fermo, immobile, nel segno del duopolio e del cartello Raiset.
 
Per queste ragioni, come articolo 21, abbiamo chiesto al governo di rendere subito pubblica la lettera dei commissari europei e di far sapere come intenda rispondere alle contestazioni, e soprattutto come, dove e quando si svolgerà l’asta, e quale utilizzo sarà fatto dei soldi ricavati. Non si tratta di una faccenduola, ma di una grande questione democratica e di mercato, dai comportamenti in atto e da quelli che seguiranno sarà possibile comprendere di tutto di più sui poteri in campo, sugli interessi e i gruppi di pressione che, dopo aver dominato l’ultimo ventennio, ora stanno cercando di condizionare anche gli assetti futuri, e non solo quelli televisivi.
Per ora si registra il quasi totale silenzio della politica, l’assenza dei cosiddetti arbitri, travestiti da Aurorità di garanzia, la distrazione generale.
 
Speriamo che. Tra uno strepito e l’altro, gli ospiti di tanti salotti tv vogliano poggiate il loro sguardo anche sul pianeta del conflitto di interessi, laddove tutto cominciò e dove tutto potrebbe tornare, magari indossando i panni ingannevoli di un Governo “neutro, tecnico, lontano da interessi di parte…”.
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