La deputata del Pd Anna Paola Concia, nel suo blog, ha paragonato il consiglio direttivo della Banca centrale europea (Bce) a “una squadra di calcio maschile”. In effetti, se si va sul sito della Bce a guardare la foto dei membri del suo organo decisionale più importante, sembra quasi di vedere due squadre di calcio in posa per una foto, tanto più che si vedono 22 uomini giusti giusti. Certo, l’età è piuttosto avanzata per pensare che possano scorrazzare su un campo all’inseguimento di un pallone per 90 minuti, ma il paragone rende l’idea: a latitare sono le donne.

Proprio intorno alla questione femminile, il Parlamento europeo ha ingaggiato una vera e propria battaglia con il Consiglio europeo. Quest’ultimo, per colmare il posto vuoto del comitato esecutivo della Bce, ha designato il governatore della Banca centrale del Lussemburgo, Yves Mersch. Per capire chi è, basta guardare, nella foto, il calciatore in prima fila a sinistra in divisa color verde oliva-marroncino. Mersch già siede nel consiglio direttivo, che risulta composto dal comitato esecutivo più i governatori delle banche centrale dell’area dell’euro.

Peccato però che la designazione, sulla base di considerazioni di rispetto dell’equilibrio di genere, non sia piaciuta né al Parlamento europeo, che a maggioranza l’ha bocciata, né alla Spagna, che ha costretto il Consiglio a rimandare la questione al vertice del 22 e 23 novembre. In attesa di comprendere quel che succederà, l’8 novembre, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha affermato che la questione femminile “è molto importante e la Bce è molto attiva su questo punto”, in particolare a livello “di assunzioni e di dipendenti“, mentre “andiamo meno bene a livello di management”, dove “dobbiamo migliorare”.

Chi, come me, sostiene una candidatura femminile per l’authority europea che ha in mano le sorti economiche dell’Eurozona trova strano, se non sospetto, che non sia stato possibile individuare almeno una donna da far giocare insieme con i 22 calciatori. E non solo per dare un po’ più di movimento alla foto e renderla meno cupa e noiosa, con tutti quegli uomini vestiti in maniera praticamente identica. Quanto al punto che le quote rosa farebbero a pezzi la meritocrazia, non si pensa di mandare a lavorare fianco a fianco con Draghi una donna astronauta, una musicista o una parrucchiera, solo per fare degli esempi, ma una che ovviamente abbia i requisiti per ricoprire quel ruolo.

La Spagna, ad esempio, sostiene l’ex ministro delle Finanze, Elena Salgado, per preservare le quote rosa ma soprattutto per risolvere il problema della mancanza di propri rappresentanti nel comitato esecutivo. In Italia, Concia e la senatrice del Pdl Anna Cinzia Bonfrisco hanno inviato al premier Mario Monti una petizione “bipartisan” proponendo una lista di candidate: Lucrezia Reichlin, economista e nel consiglio di amministrazione di Unicredit, Eliana Baici, vicepresidente della Banca Popolare di Novara e preside della facoltà di economia all’università del Piemonte Orientale, Donata Gottardi, direttore dipartimento scienze giuridiche dell’università degli studi di Verona, Anna Gervasoni, direttore generale dell’associazione di private equity Aifi, Beatrice Weder di Mauro, economista, e Pauline Green, presidente dell’International Co-operative Alliance.

Intanto, però, sembra profilarsi all’orizzonte una bella soluzione di compromesso, con la nomina di Mersch nel comitato esecutivo della Bce e quella di una donna al vertice della nuova supervisione bancaria europea.

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