Beppe Grillo mi sta spaccando in due. Perché tutto in lui è un conflitto permanente: quello tra forma e sostanza. E io non sono ancora riuscito a mettermi d’accordo con me stesso su un punto fondamentale: do retta alla sostanza o mi lascio indirizzare, nei miei giudizi su di lui, dalla forma? Mi spiego meglio anche ritenendo, spero non presuntuosamente, che altri siano immersi nello stesso dubbio. Se chiudo un occhio e con quello aperto bado solo ai contenuti di Grillo e del suo movimento non barcollo nemmeno per un secondo e mi schiero dalla sua parte. Dalla parte di chi sbugiarda la grande industria, denuncia i vizi della finanza che sta uccidendo i diritti, vuole far sparire dalla circolazione quella maggioranza di politici nel migliore dei casi arruffoni e spiega di essere il leader di una nuova superdemocrazia che rimanda all’agorà greca; in cui molto semplicemente se c’è chi vuole che nel cortile di casa non si faccia un buco nella roccia che sprigionerà all’aria tonnellate di amianto cancerogeno semplicemente si vota e quel buco non si fa.

Poi però chiudo l’occhio che avevo tenuto aperto e apro l’altro. E vedo che il linguaggio di Grillo ha superato da tempo i confini della provocazione, che adotta toni sempre più neri che mi ricordano altri neri. Che adotta una generalizzazione di termini che manco più è accettabile quando si beve un cappuccino al bar: i giornalisti tutto prezzolati, i politici tutti ladri. Che detta i termini con cui si deve parlare della sua creatura. Che parla di “punto G” rivolto a una sua sodale in un modo che se la stessa frase l’avesse pronunciata la buonanima di B. saremmo ancora qui tutti, giustamente, a scagliarci contro di lui. E quell’espressività quasi oscura il fatto che quando parla dell’ego che in tv inevitabilmente straborda abbia perfettamente ragione. Quando penso a lui o Casaleggio che rifiutano qualunque dialettica interna al movimento, da un lato penso con brividi a quanto tutti abbiamo censurato lo schiavismo paraziendale vigente nel partito di B.; e dall’altro non riesco a non vedere Grillo e Casaleggio che puntano il dito contro Favia o la Salsi somigliare in modo per me spaventoso a Briatore che caccia i mesti concorrenti del suo show al grido di “Sei fuori!”.

Da questa schizofrenia incipiente non riesco ad uscire. Chiedo aiuto.

Articolo Precedente

Primarie Pdl, Berlusconi si arrende. Ma ha già pronto un nuovo soggetto politico

next
Articolo Successivo

Dalle startup all’Ars, ecco come rivoluzionare la Sicilia

next