Appena appresa la sentenza di assoluzione per Vasco Errani, in merito alla vicenda Terremerse, sono cominciati ad arrivare i primi commenti dal mondo politico. Soddisfatti gli esponenti del Pd.  Il presidente dell’Assemblea legislativa della Regione, Matteo Richetti, “si chiude una vicenda che conferma come il presidente Errani si sia sempre mosso con rigore e trasparenza”. Mentre per Stefano Bonaccini, l’assoluzione con formula piena per il caso Terremerse è la dimostrazione di ciò che il partito ha sempre sostenuto:  “Eravamo sereni perché conosciamo e abbiamo conosciuto il rigore morale con cui Errani intende e ha sempre inteso l’impegno in politica e nelle istituzioni”. Stessi toni per il sindaco di Bologna, Merola: “La storia di Errani continuerà ad essere la storia di un amministratore pubblico che svolge la sua funzione con disciplina e onore”. 

Sono però le opposizioni in consiglio regionale a rilanciare i dubbi “politici” su alcuni aspetti della vicenda Terremerse. Nonostante l’assoluzione in sede giudiziaria, il Pdl continua a ritenere Errani “colpevole” sul piano politico e morale: “O era a conoscenza di quello che capitava attorno a lui ed allora è colpevole – commenta  caldo il consigliere regionale del centrodestra Galeazzo Bignami – o lui non sapeva cosa facevano i suoi collaboratori e allora è un incapace. Comunque ha fallito”.

Ancor più duro il commento del consigliere 5 Stelle, Giovanni Favia: “Il rito abbreviato ha, se non altro, evitato ulteriore stasi per i lavori in Regione, ma mi domando se la divisione dei processi non sia stata frutto di un calcolo giuridico raffinato. Davvero l’avvocato del fratello Giovanni Errani aveva lo studio danneggiato dal terremoto? O si è avvalso di quella norma, fatta per tutelare chi davvero ha avuto conseguenze gravi, per consentire al Presidente di subire un processo ‘al buio’, privato dei suoi aspetti più torbidi?”

“Comunque credo sia necessario distinguere due livelli”, – prosegue -, “quello penale, la cui sentenza rispettiamo in toto e senza attaccarci come altri al fatto che il giudice fosse esponente di MD, e quello politico: e qui naturalmente fatico a credere che Errani non abbia letto quelle poche righe, essenziali, della relazione che consegnò, in cui c’era un falso sulle uniche informazioni davvero importanti della relazione. Errani ha portato una relazione falsa in Procura, che qualcuno deve aver scritto, e non m’interessa che ne fosse cosciente o meno (bizzarro questo secondo caso) in merito ad un procedimento, ancora da chiarire, riguardante un finanziamento regionale di 1 milione all’azienda del fratello. Punto. Questi sono i fatti che politicamente rimangono, e non sono cancellabili. Adesso comunque” – conclude Favia – “si può ricominciare a lavorare per gli emiliano-romagnoli, in attesa di sapere se la Procura ricorrerà e si andrà al secondo grado. L’avvocato dice che in caso di condanna si sarebbe dimesso? Strano che non l’abbia detto prima e, anzi, il PD l’avesse negato
a ranghi serrati…”

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