Volere è potere. Peccato che non sempre si vuole. Torno a parlare di scuola. Quest’anno non si presenta semplice. Assurdo dirlo, ma il problema di fondo a mio modesto giudizio, è che Diletta sta molto meglio.

Rifletto e ammetto la rabbia post riflessione. Mia figlia arriva alla scuola media in una fase negativa della sua crescita. Siamo a ridosso dello sviluppo, inizia l’adolescenza, inizia a guardasi allo specchio e non si piace. Crolla tutto il lavoro di 11 anni. Ma soprattutto crolla l’essere umano Diletta.

Smette di essere allegra, presente, motivata. Lei che ha sempre chiacchierato tanto diventa silenziosa. Dice solo pochissime parole. Sembra subire la sua vita e ciò che vi ruota attorno.

Quasi tutti mi dicono che resterà così. Che possiamo provarci ma che con lo sviluppo la cerebro lesione si è manifestata nella sua totalità. Passo mesi di adrenalina allo stato puro. E’ la mia natura. Devo combattere e lo faccio in silenzio. Di solito il mio alzare la voce è segnale di voglia di dialogo. Quando il mio silenzio è pressante c’è dentro di me il motore che ribolle. E così la mia temperatura ha portato ad ebollizione il mio intimo e ho iniziato le cose più strampalate. Ho passato ore con Diletta che urlava a insistere affinché ricominciasse a scegliere ciò che le piaceva. Ore davanti un bicchiere d’acqua per convincerla a chiederlo. Ore a dirle che mi mancava la sua allegria, la sua forza. Ore su ore sono passati tre anni e Diletta ha vinto la sua battaglia con la depressione, con la cerebro lesione (sviluppata con lei ). Non so spiegare il perché tecnico. So solo che il tutto inizio l’estate 2011 davanti una piscina. Iniziò a gridare che non voleva andare. Io iniziai a gridare più forte e le dissi che non mi importava niente se tutti si giravano. Che la sua disabilità non mi spaventava, non mi intimidiva. Lei continuava a gridare e io anche. Alla fine mi uscì dalla bocca una frase violenta. Le dissi: “sappi che io non ti compatirò mai. Hai 12 anni. A 12 anni ci si diverte in piscina e quindi tu con le tue ruote cammini avanti a me e ci vieni”. Diletta si ammutolì e disse : “ok “.

Ci divertimmo tantissimo in acqua. E da li è iniziata la risalita. Sempre piscina e poi il gelato e poi la musica.

In seconda media inizia che sta meglio. Ma ancora la confusione la disturba. Segue volentieri alcune materie ma si stanca. Punto sulla riabilitazione della persona. E pian piano va sempre meglio. Ovviamente insisto poco sul programma e sulla didattica perché va prima eliminato lo spettro depressivo.

Il suo brio lievita e fredda la mia ebollizione. Ritorna l’estate. Durissima da gestire. Vacanze, villaggio, mare, piscina. Una fatica enorme con risorse davvero contate. Combatto contro le spiagge libere inaccessibili. Combatto con le piscine non a norma. Mi accorgo che i disabili che sembrano esenti da tutto devono pagare anche l’aria che respirano per uscire di casa.

Diletta però rivive. Con lei le sue sorelle. Per lei e con lei torniamo lentamente alla nostra vita sociale. Diletta si “risveglia” ragazza. Più matura di quando il crollo l’assalì. Più grande.

A scuola inizia a dire parolacce. Ma a lei nessuno mette una nota. Inizia a gridare quando va nell’aula di sostegno perché vuole stare in classe. Ma viene portata nell’aula di sostegno. Si crea un clima difficile. Sempre più inadeguato. Per lei niente compiti. Per lei nessuna programmazione in linea con il programma. Problemi di una rilevanza minima che assorbono le attenzioni distratte dai problemi concreti.

Non riesco a capire bene la portata di ciò che accade. Sento lamentele non affrontate. Vedo e sento chiacchiere ma non esiste una traccia di Pei (Progetto educativo individualizzato) . Il Pdf ? Non ne ho conto.

La Dirigente viene informata e nonostante la gestione difficile di questo anno di accorpamenti, interviene immediatamente e ripristina, per quanto possibile, una situazione ridotta ai margini.

Piovono fotocopie, lezioni intere non adattate, un filo logico in costruzione che tarda ad essere ultimato. Però mi rassereno nel trovare questa buona volontà.

Provo ad immedesimarmi nei docenti che conoscono Diletta solo superficialmente. A quelli che mai hanno partecipato ad un Glh. Penso ad alcuni altri che si sono approcciati alla “poverina” sbagliando tutto senza saperlo. Mi chiedo perché tante persone pensino che i disabili siano poverini e tutti buoni. Domanda retorica. Perché in realtà credo che chi si comporti si specchi solo se stesso in ciò che rappresenta nei confronti del disabile.

Tanto è che finalmente arriva un adeguamento della lezione di matematica. Un bel lavoro sulle figure geometriche. Grata all’insegnante! Il grande segnale che fa la differenza. La materia più ostica a Diletta ridotta a nozione adeguata e stimolante.

Ma allora si può! Ma allora le competenze ci sono! Ma allora… ma allora ….Qualcuno mi spiega perché occorrono mesi per avere ciò che poi si dimostra così fattibile, semplice e ottimizzante ?

Spero che l’anno prosegua bene e in questa direzione. Con uno spunto che resta tale: cosa vuol dire il rispetto di un diritto? Il diritto allo studio è tale perché imposto, o è tale perché appartiene al diritto naturale?

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