“Mi avete sollevato lungo il cammino”. In uno dei passaggi più “lirici” del suo discorso da presidente rieletto, Barack Obama si rivolge a loro, ai volontari che ancora una volta, macchina da guerra pacifica, gli hanno permesso, contro ogni ragionevole dubbio, di tornare alla Casa Bianca.

Sono lì, assiepati al McCornick Plaza, avendo dovuto rinunciare, per ragioni di sicurezza, alla festa all’aperto; sono tanti e per ore segnano l’arrivo di ogni “numero positivo” con un’esplosione di gioia.

A Chicago, in questa notte che sta diventando mattina lentamente, Barack Obama ha ritrovato la parte migliore di sè, quella che già si era vista a Des Moines in Iowa, con una lacrima scappata al suo controllo ma non ai fotografi. Quella parte che tutti gli hanno sempre riconosciuta come “magic”. Perfettamente miscelata, stavolta, con il suo essere presidenziale, il suo essere commander in chief, il suo sapere che ora bisognerà dare ancora di più per portare il paese “avanti” come promesso.

E una dedica, la più bella, a sua moglie Michelle alla quale dice,”non ti ho mai amata tanto”. E lei, che lo raggiunge sul palco con il resto della famiglia, lo abbraccia mentre è di spalle, quasi a sostenerlo.

Barack era stanco. Ma lei e i suoi volontari lo hanno sollevato.
E l’America ora può continuare a guardare avanti.

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