Prima un ko in commissione, poi una mediazione e infine la fiducia. Giornata agitata quella vissuta dal governo sul nodo dei fondi per il terremoto nel decreto legge sugli enti locali. I deputati nella mattinata di oggi infatti hanno respinto le modifiche presentate dall’esecutivo, approvando in un primo momento il testo con le novità messe a punto in commissione Affari costituzionali e bilancio venerdì scorso (quando già il governo era stato battuto tre volte). Dispositivo che prorogava tasse e contributi al 30 giugno del 2013 per i comuni interessati dal sisma. E’ partita quindi una trattativa tra governo e maggioranza terminata con l’intesa e con la richiesta da parte dell’esecutivo della fiducia sul testo finale del dl enti locali uscito dalla commissione.

L’approvazione dell’emendamento modifica in parte la norma approvata venerdì scorso dalle commissioni contro il parere del governo. Sostanzialmente si è alla fine giunti a una mediazione tra posizioni rimaste distanti in questi giorni. La cosiddetta “busta pesante” dunque sarà tale a metà: vale a dire che la proroga a giugno 2013 vale “solo” per le tasse (Irpef e addizionali incluse) ma non per i contributi come invece inizialmente previsto dai deputati. L’emendamento inoltre prevede che la misura sia copertura grazie all’8 per mille per un valore pari a 200mila euro nel 2012 e 6 milioni di euro nel 2013. Previsto infine anche una integrazione della convenzione con l’Abi e la Cassa depositi e prestiti già in vigore.

Marcia indietro invece dei deputati sul nodo delle penali che i Comuni attualmente devono pagare se estinguono in anticipo i mutui con la Cassa depositi e prestiti. La spesa dei comuni, secondo l’emendamento dell’esecutivo, è però esclusa dal Patto di stabilità interno. A tutto questo si aggiungono le numerose critiche nei confronti della Ragioneria dello Stato, con anche l’intervento del presidente della Camera Gianfranco Fini.

E’ il Pd Michele Ventura a spiegare che “sul tema del terremoto, siamo rimasti al testo approvato dalle commissioni – spiega Ventura – perché ci siamo trovati di fronte a una incomprensibile chiusura da parte del governo. Una risposta ai cittadini che hanno avuto la casa fortemente danneggiata è un atto dovuto e la soluzione proposta, grazie anche a un determinato impegno del gruppo del Partito democratico, andava in questa direzione”. La larga convergenza riguarda anche la Lega Nord: “Il Parlamento ha saputo mantenere la schiena dritta intervenendo in difesa dell’Emilia e di tutte le zone duramente colpite dal terremoto”, rivendica il leghista Massimo Polledri. “Ci auguriamo ora che il governo non metta in atto quello che potremmo definire un vero e proprio colpo di mano ponendo la questione di fiducia sul testo, inserendo però la formulazione precedente a quella della modifica in commissione”.

Rispetto alla polemica sull’agire della Ragioneria dello Stato è accaduto che in mattinata Donato Bruno, esponente Pdl e presidente della Commissione Affari costituzionali, dopo la bocciatura sull’emendamento per i comuni terremotati ha chiesto un nuovo rinvio in Commissione per aspettare il parere della Ragioneria. E a questo punto è stato lo stesso presidente della Camera a prendere la parola in Aula: “La presidenza – ha spiegato Fini – avverte il dovere di evidenziare che si tratta di una richiesta più che legittima e che comporta la necessità di precise assunzioni di responsabilità. Cinque ore di tempo per un parere della ragioneria su un emendamento in tanti anni non mi era mai capitato”.

Più netto il capogruppo del Pd, Dario Franceschini: “Il rinvio in commissione è stato chiesto dal governo – ha detto – ma siamo in un Paese in cui il Parlamento è sovrano ed è la Ragioneria che deve adeguarsi alla volontà del Parlamento e non viceversa”. “Lei ha detto in chiaro quello che io ho cercato di dire in maniera istituzionale”, ha rintuzzato Fini. “Totalmente d’accordo” anche Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl, che ha chiesto la convocazione della Conferenza dei capigruppo.

La difesa d’ufficio della Ragioneria generale dello Stato arriva dal governo. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda ha preso la parola, sottolineando che “il tema è quello di trovare una soluzione ad un problema che ha risvolti sociali di rilievo che non è facile trovare. Il testo dell’emendamento ha bisogno di essere valutato perché tocca questioni complesse”. La Ragioneria generale dello Stato – ha proseguito il ministro – “è un importantissimo pezzo dell’amministrazione”, e qui l’aula ha rumoreggiato con l’eco anche di qualche fischio.

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