E’ che per qualcuno una tragedia diventa una prova, uno stimolo a reagire nonostante tutto. La storia che vi racconto oggi parla di questo. Del coraggio e della forza che ci mettono, ogni tanto, certe persone. Sorprendentemente.

Proprio come gli amministratori del piccolo comune di Villa Verde, trecentocinquanta anime a due passi da Oristano, dove a fine luglio 2009 un incendio devastante distrugge una grossa parte del patrimonio forestale del Monte Arci. Che poi una grossa parte significa qualcosa come duemilatrecento ettari, di cui 900 nel solo territorio di Villa Verde.

Ora, molti avrebbero lasciato perdere, rassegnandosi alla fatalità di un disastro ambientale che avrebbe messo in ginocchio gran parte della volontà e ostinazione che a volte si cerca di mettere in campo, come reazione umana, al destino. Qui invece gli amministratori locali e la comunità hanno saputo calare l’asso della fantasia, e delle emozioni. Il tutto accompagnato da una incredibile capacità evocativa, ciò che anima cuore e passione di un sacco di gente, che rimettendosi in gioco danno forma e sostanza alle cose, della vita.

La prima cosa che organizzarono, sostenuti dal megafono della nostra associazione, fu una sorta di chiamata “alle armi” per far sì che il piccolo comune non rimanesse solo, ad affrontare l’emergenza prima e la ricostruzione poi. La bonifica anche, e il recupero dell’immensa area interessata dal disastro.

Nacque poco dopo, grazie all’iniziativa di alcuni cittadini residenti, il concorso “Il Bosco che vorrei”: da una parte, grazie al coinvolgimento delle scuole e dei bambini, alberi disegnati e immaginati, dall’altra alberi veri, piantumati in occasione della cerimonia della prima edizione del concorso, giorno in cui 250 nuovi esemplari furono piantati nell’area messa a disposizione dal Comune.

Da allora gli alberi ripiantati sono più di 3.000, e crescono giorno dopo giorno proprio su una parte dell’area colpita dall’incendio del 2009. 

Da quel momento ogni anno germoglia una nuova idea, che semina gemme di speranza e di concretezza. Che ripopolano di vita luoghi in cui la vita è scomparsa bruciata via dal fuoco. Ecco che allora parte un progetto incredibile, “Sa pinneta”, una vecchia capanna tradizionalmente usata in tutta l’isola dai pastori. Qui la capanna ospita un laboratorio interattivo sul ciclo di vita del bosco. Il tutto in uno spazio sopravvissuto all’incendio del 2009, dove studenti, curiosi e turisti, possono godere  di un’esperienza coinvolgente, un viaggio-racconto alla scoperta del Monte Arci, del ciclo di vita del bosco, delle piante e degli animali che lo popolano. Un percorso emozionale ad alto livello tecnologico e di innovazione, grazie all’utilizzo delle moderne tecniche di interaction design.

Un laboratorio a metà tra didattica e divulgazione scientifica, che coinvolge totalmente il visitatore mediante immagini e proiezioni, suoni, rendendolo protagonista di un’ esperienza unica nel suo genere.

Al centro dello spazio c’è un tronco che, con un semplice tocco dà vita a suoni, immagini, racconti: cos’è “Sa Pinneta”, come veniva realizzata e quale era la sua originaria funzione; il Monte Arci, la sua storia, il suo patrimonio culturale e naturalistico; e ancora la narrazione dell’incendio, raccontato da chi ha vissuto in prima persona questa pagina drammatica che appartiene all’intera comunità.

Entrando in questo recipiente naturale di storie, puoi farti raccontare il ciclo di vita del bosco attraverso la testimonianza diretta dei suoi tanti abitanti. Muovendo una per volta le riproduzioni in miniatura degli animali e delle piante del Monte Arci infatti, il visitatore può farsi accompagnare nel viaggio interattivo dalle tante curiosità dal cervo, dal gheppio, dal riccio e dal topo quercino, e ancora può scoprire le storie del mirto, del corbezzolo, del fungo e della sughera, che lo guideranno alla scoperta del loro mondo.

Un racconto non più da leggere, quindi. Ma da vivere. Una storia di immagini, suoni, parole, ricordi e visioni del futuro che rappresentano un contributo importante alla considerazione che il destino dell’ambiente e della natura nella quale viviamo è affidato per intero alla nostra responsabilità individuale.

La storia di Villa Verde, presentato all’edizione 2012 del Premio Comuni a 5 stelle, ci dice quindi della possibilità che abbiamo sempre tutti, singoli e comunità, di riprendere il cammino anche dopo una brutta caduta. Che si può, anche nelle situazioni apparentemente irrecuperabili e compromesse, trovare un altro modo per fare le cose, costruire alternative desiderabili per un futuro altro. Sostenibile.

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