L’insieme è quello dei pagamenti mobili, il sottoinsieme di stringente attualità è quello dell’Nfc. Secondo le rilevazioni di Gartner, di cui ilfattoquotidiano.it aveva già parlato, il 2012 si sta chiudendo con più di 171 miliardi di dollari di transazioni effettuate con un dispositivo mobile. Nel 2016 la pratica coinvolgerà 448 milioni di utenti, a toccare quota 617 miliardi veicolati tramite cellulari e smartphone.

All’Nfc, tecnologia tutt’altro che nuova che permette (anche) di pagare avvicinando l’apparecchio a un pos, sono affidate le speranze italiche di operatori di telefonia e istituti di credito. Entro la fine del 2013 sarà l’80% degli smartphone ad essere dotato della soluzione e gli attori del settore si stanno attrezzando per incoraggiare un colpo di reni il prossimo anno, a fronte di mercati già maturi come quello giapponese o coreano. Telecom Italia, Visa e Atm, azienda dei trasporti milanesi, hanno dato nei giorni scorsi un assaggio nel capoluogo lombardo dei pagamenti che verranno: sfruttando la piattaforma dell’operatore, che si appoggia al circuito dell’istituto di credito, si potrà pagare (a bordo) il biglietto del tram avvicinando lo smartphone alle nuove macchinette ed effettuare acquisti in 5mila punti vendita già abilitati lungo l’intera penisola. Anche Mastercard si è attrezzata con Vodafone e ha sguinzagliato 10mila pos di nuova generazione. PosteMobile rende le sue sim compatibili con l’Nfc a partire da dicembre: la carta integrata sarà in questo caso la PostePay e ci si potrà divertire con la soluzione anche in alcuni uffici postali. Per evitare che si crei confusione fra un marchio e l’altro, aspetto che frenerebbe l’adozione della soluzione, gli operatori (Telecom, Vodafone, Wind, 3 Italia e PosteMobile) si sono già messi d’accordo per creare una piattaforma – e quindi uno standard – comune.

E questa è una faccia della medaglia. L’altra è quella che ha deciso, per ora, di mettere da parte la pratica Nfc. Capostipite è Apple, che a sorpresa non ha incluso la soluzione nell’iPhone 5 e optato per il portafoglio elettronico Passbook. Sta facendo molto parlare di sé Square, creatura del papà di Twitter Jack Dorsey che trasforma lo smartphone in un terminale in grado di accettare le carte di credito. Siamo, in questo caso, dalla parte opposta della cassa e inserendo il pratico lettore nel vano per gli auricolari e scaricando l’applicazione collegata chi deve far pagare il cliente si può affidare a tablet o smartphone. Un accordo con Starbucks ha fatto volare le transazioni annuali gestite a quota 8 miliardi di dollari. Dorsey e soci trattengono il 2,75%. Anche l’italiana Jusp e Paypal, con PayPal Here (che trattiene il 2,7%), si sono mossi in questa direzione. L’italo-svizzera Vipera punta (anche) sul Qr code: “Faccio l’ordine direttamente con l’app, lo smartphone crea un codice, io avvicino il dispositivo allo scanner presente in cassa e il pagamento è autorizzato”, spiega al Fatto Quotidiano il ceo Marco Casartelli. La soluzione è presente a Dubai. A Torino con Qr code o sms si possono pagare i taxi e a Firenze i mezzi pubblici: altra iniziativa italiana, Bemoov.

Discriminante, a questo punto, sarà la rapidità con cui utenti ed esercenti si doteranno di dispositivi Nfc. Operatori, banche e circuiti stanno spingendo in questa direzione e i produttori di device seguono a ruota; prima o poi Apple compresa probabilmente, mentre in Asia gli iPhone vengono rivestiti con apposite cover per bypassare il problema. E l’orchestra che suona all’unisono è condizione sufficiente e, soprattutto, necessaria per indicare il modello come il più accreditato a infilarsi nei nostri conti correnti (mobili).

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