“Con me cambia la storia, Beppe Grillo blatera di una rivoluzione che non sa fare. Il vero innovatore sono io”. Non ha perso tempo il nuovo governatore della Sicilia Rosario Crocetta. Quando ancora lo spoglio dei voti non aveva raggiunto il 50%, già parlava da vincitore e andava all’attacco del leader del Movimento 5 Stelle, lista più votata sull’isola. “Io mi sento a sette stelle. Non è mai accaduto in Sicilia che un rappresentante del centrosinistra venisse eletto e che venisse eletto un presidente con una chiara opzione antimafia”. Nel corso del pomeriggio, la vittoria alle elezioni siciliane ha preso forma ed è stata confermata dai numeri: 30,7%, contro il 25,7 di Nello Musumeci. Al voto solo il 47% degli aventi diritto.

Il candidato di Pd, Udc, Psi e Api è dunque il nuovo inquilino di Palazzo dei Normanni. Ma teme l’ingovernabilità e, conti alla mano, probabilmente dovrà fare affidamento sul voto di parlamentari esterni al suo schieramento: “Non farò inciuci all’Assemblea, cercherò la maggioranza sui provvedimenti e se non ci riuscirò chiederò il sostegno dei cittadini. Tornerò al voto e vincerò con una valanga di voti”. Anche per questo, nonostante la sparata su Grillo, il probabile futuro governatore apre a possibili alleanze con M5S: “Il movimento Cinque Stelle? Potrebbe essere un ottimo interlocutore”. A gelarlo, pochi minuti dopo, è il candidato Giancarlo Cancelleri, forte del suo 18%, che fa dell’M5S il partito più votato in Sicilia: “Non faremo alleanze con gli altri partiti all’Assemblea regionale siciliana, siamo come le zitelle acide, non andiamo con nessuno e voteremo gli atti che riterremo utili alla Sicilia e ai siciliani”. 

Il primo a “certificare” nel primo pomeriggio il successo di Crocetta era stato il segretario del Pd Pierluigi Bersani. Quando il risultato si fa più chiaro e il trionfo viene di fatto confermato, si lascia andare a un’espressione che tradisce le poche speranze della vigilia: “Abbiamo vinto, cose da pazzi. La Sicilia dal dopoguerra a oggi non ci ha mai visto realmente competitivi, mentre ora è dimostrato che si può essere anche vincenti”. Secondo il segretario “tocca a Crocetta, e a chi lo ha sostenuto, in particolare al Pd, interpretare con forza l’esigenza di cambiamento che è venuta dall’elettorato siciliano”. Oltre a quelli di Bersani, Crocetta incassa anche i complimenti del leader dell’altro partito che lo sostiene: “Voglio rivolgere il mio personale in bocca a lupo a Crocetta – dice Pierferdinando Casini – sono certo che sarà un ottimo presidente così come è stato un ottimo sindaco di Gela”. Quanto all’ipotesi di una possibile alleanze con Miccichè, “non vogliamo anticipare scelte che saranno di Crocetta – taglia corto Casini – non è da Roma che possiamo decidere quello che si fa in Sicilia”.

A commentare la debacle del Pdl alle elezioni siciliane è il segretario Angelino Alfano, in conferenza stampa da Roma: “Il voto in Sicilia – spiega provocatoriamente – dimostra che l’operazione di dividere il centrodestra è riuscita perfettamente. Il centrodestra diviso ha fatto vincere il candidato del partito democratico”. Dichiarazioni amare anche da Nello Musumeci, candidato sconfitto del centrodestra: “I siciliani avevano un’arma, il voto, ma non l’hanno saputa o voluta usare. L’astensionismo ha intercettato un elettorato trasversale, ma i veri sconfitti di queste elezioni sono proprio i siciliani”.

Ma gli equilibri politici travolti dal risultato siciliano che impatto avranno? Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, alla luce del successo dei 5 Stelle, parla di fine dei partiti: “Dalle urne siciliane arriva una ulteriore conferma della fine del sistema dei partiti e della rappresentanza così come li abbiamo conosciuti, travolti oggi dalla valanga astensionista che ha lasciato a casa per la prima volta nella storia la maggioranza degli elettori”. Per il sindaco di Palermo, questo “è un segnale che deve far riflettere non più e non solo i partiti ma soprattutto i rappresentanti istituzionali”. Antonio Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo, legge invece il buon risultato del Movimento Cinque Stelle come la ricerca di qualcosa di nuovo e non semplicemente come la fine di un’epoca partitocratica: “Credo che da parte della politica tutta, il dato di Beppe Grillo vada colto senza condannare questi orientamenti dell’elettorato. Secondo me è un segno che si vuole il rinnovamento. L’astensionismo da una parte e il successo del Movimento Cinque Stelle dall’altra sono in definitiva spie del medesimo disagio verso la politica”.

A ragionare, alla luce del risultato siciliano, delle future alleanze politiche nazionali è Claudio Fava, coordinatore nazionale di Sel: “Schema Pd e Udc da esportare in vista delle politiche 2013? Assolutamente no. E’ una formula vincente solo in Sicilia dove il partito più forte si attesta al 14 per cento e non è quello vincente. Non c’è alcuna formula politica forte – ha aggiunto – che potrà essere esportata nel resto del Paese. Mi sembra molto complicato”. Lo stesso Crocetta interviene per spiegare le ragioni dell’alleanza di centrosinistra senza Sel e Idv: “Io non ho mai teorizzato – spiega Crocetta – un’alleanza con l’Udc che escludesse la sinistra di Vendola e Idv. Ho sempre pensato a quelle alleanze ma sono Sel e Idv che hanno tagliato ogni dialogo. Avrei voluto vincere con loro, ma non hanno voluto”. Poi, allargando il discorso a livello nazionale, ha aggiunto: “Bisogna capire che in Italia può vincere un fronte che mette insieme le forze di sinistra, cattoliche e moderate, progressisti e apra ai movimenti”. 

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