In neanche dieci anni d’attività, tre album con oltre un milione di copie vendute l’una. Questo il biglietto da visita dei Keane, la band inglese che stasera, 26 ottobre ore 21, suonerà all’Estragon di Bologna per la loro unica data italiana.

Una band, quella di Tom Chaplin, Tim Rice-Oxley e Richard Hughes, che ha esteso il proprio successo dalla natia Inghilterra (Battle, East Sussex) all’universo mondo, grazie ad un britpop languido e sinuoso, privo del suono delle chitarre sostituite casualmente dal 2001, con l’abbandono di Dominic Scott, dalla tastiera di Rice-Oxley che sintetizza svolazzi melodici e bordone ritmico.

Carriera in crescendo che pare non avere limiti, perché dopo aver venduto dieci milioni di copie dei loro album e aver ottenuto tre Awards, a sentire loro, sono appena all’inizio. L’anno della svolta è il 2003 quando Simon Williams, fondatore della Fierce Panda, offre ai ragazzi la pubblicazione di un singolo a tiratura limitata. Il singolo porta in breve alla firma con la Island Records e quindi alla realizzazione, nel 2004, di Hopes And Fears, l’album di debutto dei Keane.

Spinto da inni ricercati e strappacuore come Somewhere Only We Know, Everybody’s Changing e Bedshaped, il disco li catapulta al successo mondiale, vende quasi sei milioni di copie e ottiene innumerevoli premi. Nel 2006 i Keane pubblicano il loro secondo lavoro, Under The Iron Sea, più “tenebroso e assorto, alimentato dal dolore e dalla frustrazione di una band portata al punto di rottura da due anni di tour ininterrotto”, come scrive il sito www.musicclub.it

Nel 2008 il terzo album, Perfect Symmetry, un nuovo mutamento stilistico di grande effetto. Registrato tra Berlino, Parigi e Londra, viene introdotta la sega ad arco, il sax e le voci registrate attraverso la batteria. L’album è portato in tour per 28 paesi, dalla Russia all’Australia, dalla Colombia alla Corea del Sud, al Libano, alla Svizzera.

Nel 2012 ritornano sulle scene con un altro disco sorprendente, sempre basato su melodie che si fischietteranno per settimane, Strangeland che li porta nel club esclusivo del pop inglese: Beatles, Radiohead e Blur. 

Articolo Precedente

Teatro Due, Briciole, Lenz Rifrazioni insieme per InContemporanea Festival

next
Articolo Successivo

Elettronica ed eclettico post-punk: i Liars di Angus Andrew al Locomotiv

next