Dopo le norme sul risparmio per gli enti locali (e il no al controllo preventivo della Corte dei conti sulle Regioni), arriva una nuova bocciatura di una norma della legge di stabilità; questa volta è quella sull’abbassamento dell’illuminazione pubblica al fine di risparmiare, i cosiddetti “cieli bui. La legge di stabilità prevede che entro 120 giorni dall’approvazione da parte del Parlamento, il Presidente del Consiglio emani un decreto per ridurre i costi dell’illuminazione pubblica. Questo decreto dovrà indicare quattro elementi: spegnimento dell’illuminazione ovvero suo affievolimento, anche automatico, attraverso appositi dispositivi, durante tutte o parte delle ore notturne; individuazione delle strade o delle aree in cui adottare lo spegnimento o l’affievolimento della luce; individuazione delle strade e delle aree dove invece non sono applicate le misure; indicazione “delle modalità di ammodernamento degli impianti o dispositivi di illuminazione” in modo da raggiungere “con sostituzioni tecnologiche” gli “obiettivi di maggiore efficienza energetica”. Dei punti in questione, resta solo il quarto.

La commissione Ambiente, nelle sue condizioni, ha pure chiesto di rendere “permanente” le detrazioni del 55% per le spese di efficienza energetica, da estendere al consolidamento antisismico degli edifici. Inoltre si chiede di ripristinare le risorse per la bonifica dei siti inquinati e per la prevenzione del dissesto idrogeologico, utilizzate per coprire il decreto su Taranto.

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