Da alcuni mesi nel Lazio prenotare una prestazione sanitaria è diventata un’impresa impossibile. Al call center del Recup, il sistema di prenotazione telefonico delle prestazioni sanitarie del Lazio, non ci sono abbastanza operatori per smaltire tutte le chiamate. “Sono continue le segnalazioni dei cittadini che non riescono a prendere la linea oppure dopo averla presa non riescono a parlare con gli operatori”, denuncia Giuseppe Scaramuzza, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato dell’associazione Cittadinanzattiva. “Il contact center del Lazio – spiega Scaramuzza – è un sistema che la gran parte delle regioni ci invidia e che invece questa regione sta facendo morire”.

L’alternativa al contact center è recarsi direttamente in ospedale per prenotare una visita, impresa ardua e a volte impossibile: “Se uno considera solo i tempi di spostamento nella capitale – spiega Maurizio Marotta, direttore della Cooperativa sociale Capodarco che gestisce il sistema di Recup – va da sé che questa soluzione non è percorribile. Questo anche perché, recandosi fisicamente in un ospedale, non si può disporre di tutta l’agenda delle prestazioni di tutte le Asl e aziende ospedaliere collegate al sistema di Recup. Consiglio di pazientare ed insistere, purtroppo al momento è l’unica soluzione. Se invece la prestazione sanitaria è urgente ci si può rivolgere al proprio medico di famiglia che può prenotare il servizio richiesto attraverso un numero dedicato”.

All’annoso problema delle liste di attesa chilometriche (anche un anno per un’ecografia all’addome o mesi per una Tac) ora si aggiunge anche l’impossibilità, o quasi, di prenotare una prestazione sanitaria. Basterebbero una ventina di operatori in più. “Molti cittadini – denuncia Corrado Stillo, responsabile dell’Osservatorio per la tutela e lo sviluppo dei diritti dell’associazione Giuseppe Dossetti – da giorni non riescono a prenotare visite e prestazioni sanitarie. Il numero risponde con un disco e dopo pochi minuti si chiede di richiamare. Così dura da settimane e i cittadini sono costretti o a rinunciare alla visita prescritta dal medico di famiglia oppure ad andare in strutture private a pagamento”.

Marotta ammette il disservizio: “Purtroppo per una serie di cause – spiega Marotta – legate a problemi tecnici e a carenza di personale, vi sono difficoltà nelle prenotazioni delle prestazioni sanitarie. Nel mese di ottobre la situazione è migliorata,ma i problemi persistono. Ogni giorno gestiamo più di 20mila chiamate ed abbiamo circa 200 operatori collegati al sistema. Sistema che aumenta con il tempo il proprio volume di lavoro visto che, molte aziende ospedaliere che prima avevano degli sportelli adibiti alle prenotazioni sanitarie, ora hanno delegato il servizio a noi. Avremmo bisogno di implementare il personale di almeno il 10% per poter funzionare decentemente, ma in tempi di spending review non è neanche pensabile una cosa del genere”.

Una situazione insostenibile che la Regione Lazio conosce bene: “Noi ogni giorno – spiega Marotta – monitoriamo il tutto ed inviamo i dati delle chiamate ricevute, assolte e inevase in Regione. Più volte abbiamo segnalato il problema alle istituzioni competenti”. Ma finora niente è cambiato

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