Ragazzi e ragazze, studenti e studentesse, ma pure signore e giovani padri con prole in spalla, mix generazionale con una schiacciante superiorità della componente femminile. Almeno duecento. La Libreria Coop Ambasciatori di via degli Orefici a Bologna ha dovuto fare i conti con l’assalto dei fan di Giuliano Sangiorgi, leader dei salentini Negramaro, al suo debutto come scrittore, giunto nel capoluogo emiliano per presentare la sua prima fatica editoriale, Lo spacciatore di carne.

Debutto di lusso (pubblica Einaudi) per la storia di Edoardo, giovane universitario pugliese emigrato a Bologna, e delle sue ossessioni: il trauma infantile della visione delle carni macellate, per mestiere, dal padre, il Dams, gli spacciatori di hashisch in zona universitaria, l’amore per Stella che lo precipiterà nell’ossessione. Scrittura a ritmo duro e sincopato, frasi spezzate, alterazioni grafiche, specchio (narrativamente collaudato) di animo tormentato.

E se state già storcendo il naso perchè il vostro pensiero corre alla magnifica e agghiacciante perfezione della passeggiata tra carcasse di animali e rivi di sangue di Erwin/Elvira nell’Anno con 13 lune di Fassbinder sappiate che Sangiorgi alle critiche è corazzato. “Sapevo bene che il mio nome avrebbe creato non pochi problemi: d’altra parte è un bene che il pregiudizio ci sia ed ancor più bello è poterlo superare. Le critiche migliori che ho ricevuto” continua “cominciavano più o meno con questo avvertimento: dimenticatevi che a scrivere sia il cantante dei Negramaro”.

“Il mio è un libro di fuga” continua il cantante novello scrittore “perchè la fuga è desiderio, tensione verso qualcosa o qualcuno, verso la necessità di riaccendere i propri sensi, di farli vibrare”. Sangiorgi ricambia l’accoglienza riservatagli da Bologna, “una città magnifica, piena di stimoli. Nei miei ricordi ci sono le strade dove si suonava fino a tarda notte, le case delle amiche studentesse dove si continuava fino al mattino a fare cose che non si possono ripetere qui, la voglia di non laurearti mai perchè ti rendi conto che laurearsi significa diventare grandi ma grandi non si ha voglia di diventare”.

E sarebbe un peccato fargli notare che qui tra divieti, ordinanze e comitati di quartiere la colorita baldoria di un tempo si è alquanto sbiadita. Perchè è bello pensare che Bologna sia come era, sempre. E mentre Red Ronnie  modera e scatta foto (“scusatelo, ma la deve assolutamente twittare”) arriva Gaetano Curreri, tra abbracci e scambi di elogi. “Lui è un mito” dice Sangiorgi. “I Negramaro sono gli eredi degli Stadio. Salirono su un palco a Sanremo e come spesso capita non ebbero successo, ma si sono riscattati alla grande, come noi” gli fa eco Curreri. E parlano di come si comprino a vicenda i dischi, “anche perchè sennò qui, col crollo delle vendite, siamo rovinati”. Ma il pubblico scalpita, l’incontro volge al termine e si comincia a fare la fila per un autografo sulla propria copia. Perchè pur sempre di una pop star stiamo parlando, e prima o poi  tocca compiacere il pubblico e tornare, immaginiamo non troppo a malincuore, nei propri panni.

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